Una settantina di magistrati di Milano, tra Pm e Gip, hanno firmato un documento di solidarietà al Pm del caso Amara, Paolo Storari, per il quale la procura generale della Cassazione ha chiesto nei giorni scorsi il trasferimento alla sezione disciplinare del Consiglio Superiore della magistratura. Sono una ventina di Gip e una cinquantina di pubblici ministeri, le toghe che hanno aderito all’iniziativa promossa da 5 procuratori aggiunti, tra cui Alberto Nobili. Non ha aderito invece il capo della procura, Francesco Greco. «Avendo appreso da fonti giornalistiche che è stato chiesto al CSM il trasferimento d’urgenza del collega Paolo Storari, anche per la serenità di tutti i magistrati del distretto, - si legge nel testo della petizione - i sottoscritti magistrati rappresentano che, esclusa ogni valutazione di merito, la loro serenità non è turbata dalla permanenza del collega, nell’esercizio delle sue funzioni, presso la Procura della Repubblica di Milano». «Siamo turbati - si legge ancora - dalla situazione che sta emergendo fra notizie incontrollate e fonti aperte e sentiamo solo il bisogno impellente di chiarezza, di decisioni rapide che poggino sull’accertamento completo dei fatti e prendano posizione netta e celere su ipotetiche responsabilità». A chiedere di cacciare dalla procura milanese Storari sarebbe stato il procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi. E lo stesso Storari avrebbe preparato una memoria difensiva da depositare al Csm in cui spiega le sue ragioni, con mail e altri documenti allegati. Storari nell’aprile 2020, per tutelarsi dalle inattività che i vertici della Procura praticavano a suo avviso da 4 mesi sulle controverse dichiarazioni di Piero Amara su un’asserita associazione segreta denominata "Ungheria", avrebbe consegnato in formato word i verbali segretati all’allora consigliere Csm Piercamillo Davigo. Tre «le gravi scorrettezze» che Salvi contesta a Storari sul piano disciplinare (separato dal penale nel quale Storari è indagato a Brescia per rivelazione di segreto). La prima è «l’informale e irrituale» consegna da Storari a Davigo di copie non firmate di verbali «su una supposta associazione segreta di cui avrebbero fatto parte anche due consiglieri Csm»; la seconda nasce dalla relazione del 7 maggio del procuratore milanese Francesco Greco, assunta da Salvi per accreditare che, sino alla consegna dei verbali a Davigo, Storari non avesse «formalizzato alcun dissenso sulle presunte lentezze o manchevolezze dell’indagine»; la terza contestazione è che, dopo che nell’ottobre 2020 il giornalista del Fatto Quotidiano Antonio Massari avvisò i pm d’aver ricevuto anonimi verbali di Amara, Storari non si astenne dall’indagine sulla fuga di notizie. La vicenda ha anche portato all’iscrizione dello staesso Davigo nel registro degli indagati per rivelazione di segreto d’ufficio.