Fabrizio Cicchitto, parlamentare storico di centrodestra e acuto osservatore dei fatti politici anche fuori dall’Aula, sulla riforma Cartabia spiega che «per rispettare i giusti vincoli di prescrizione per Appello e Cassazione bisognerebbe riempire quelle dimensioni di magistrati e di operatività funzionale» e sul ddl Zan definisce «irrazionale» il comportamento del Pd di Enrico Letta.

Pensa che il Movimento 5 Stelle metterà in difficoltà il governo sulla riforma della giustizia?

È tutto possibile perché il Movimento è attraversato da tali contraddizioni che è del tutto imprevedibile. L’intesa tra Conte e Grillo avviene per ragioni di opportunità, nel senso che c’è stato un forte timore di una spaccatura che darebbe vita a due tronconi che si dividerebbero quel 15 per cento che rimarrà del Movimento con i consensi che ha ora e il futuro taglio dei parlamentari.

Non esiste più i Movimento delle origini?

Dalle elezioni del 2018 hanno cambiato ragione sociale: quella originaria era il “no” a tutto e il rifiuto più netto possibile di qualunque accordo con le altre forze politiche. Ma poi “il troppo stroppia”, con il 32 la loro ragione sociale è diventata il mantenimento dei 300 parlamentari e per farlo si dovevano evitare le elezioni anticipate. Il loro obiettivo, in cui rientra l’intesa tra Conte e Grillo, era quello di mantenere il tesoro e per farlo il Movimento che rifiutava intese e coalizioni ha fatto tre coalizione diverse: Conte uno, Conte due e governo Draghi.

Cosa rimane di quel Movimento?

Ben poco. Lo scontro tra Conte e Grillo ha messo in crisi il principio uno vale uno, perché ora due valgono tutto il Movimento, si sono confrontati senza esclusione di colpi in primo luogo su chi aveva il potere. Poi c’è l’ultimo elemento: se si legge il Fatto, che è lo spin doctor di Conte emerge un odio e una contrapposizione a Draghi molto profondi.

Sarà proprio questo che spingerà il Movimento verso la richiesta di importanti modifiche alla riforma Cartabia?

Sono possibili diverse varianti, come nel caso del Covid. La prima è più morbida, nel senso che il Movimento potrebbe alzare la voce ma senza esagerare, la seconda è quella creata dal nucleo duro riconducibile a Travaglio, ma anche a Conte e Casalino, che ha l’obiettivo della vendetta nei confronti dell’usurpatore. A quel punto ci sarà un crescendo di confusione fino al semestre bianco in primo luogo sulla giustizia, così da segare la sedia su cui è seduto Draghi.

Il semestre bianco potrebbe essere l’occasione per il “Draghicidio”?

Non so se loro si rendono conto o qualcuno glielo ha spiegato ma non è che con il semestre bianco si può fare qualsiasi cosa perché il mondo si ferma. Le società di rating, lo spread e tutto l’armamentario della finanza continua a lavorare h24 e qualora un nucleo di killer politici approfittasse di esso per far cadere il governo deve mettere nel conto che può capitare di tutto.

Come giudica la riforma Cartabia?

Quella della Cartabia è una riforma limitata e tengo conto delle osservazioni fatte dall’avvocato Coppi. Per rispettare i giusti vincoli di prescrizione per Appello e Cassazione bisognerebbe riempire quelle dimensioni di magistrati e di operatività funzionale perché altrimenti in alcuni situazioni sarebbe impossibile rispettarli. Dunque può essere realizzata ma solo a fronte di grandi investimenti.

C’è poi la questione dei referendum, li ritiene utili?

Certamente. Io andrò a firmare i referendum perché reputo che fuori da questa riforma ci sia il nodo fondamentale della divisione delle carriere e della formazione di due Csm. Ma non c’è solo la questione di pm e magistrati giudicanti che appartengono allo stesso corpo, qui c’è molto di più. È difficile dire quale sia la ragione ma la magistratura inquirente è molto più attiva, controlla le correnti e il Csm e così facendo controllano anche le carriere dei magistrati giudicanti. Collegando a questo il fatto che la magistratura inquirente ha il cronista giudiziario per eccellenza connesso ad essa appare evidente che tutto questa questione deve essere affrontata. Altrimenti sia il potere delle carriere che quello mediatico rimane in mano di gente che abbiamo visto ne sta facendo un uso pessimo e drammatico.

Il governo arriverà a mettere la fiducia sulla riforma?

Il governo potrebbe certamente mettere la fiducia perché Draghi non starà lì a farsi logorare. Il Movimento è nella situazione in cui è, ma anche il centrosinistra non è in una situazione totalmente razionale perché quello che sta combinando Letta sul ddl Zan è qualcosa al limite dell’irrazionalità.

Cioè?

Su un tema così scivoloso e difficile, soprattutto nella parte del gender e del capoverso d dell’articolo 1, con in più le incognite sul terreno della libertà d’espressione dell’articolo 4 e nel momento per di più in cui il centrodestra ha dimostrato disponibilità a votare alcune garanzie contro l’omotransfobia, è totalmente irrazionale non volersi sedere al tavolo a trattare. Non capisco da cosa dipenda.

Il centrodestra non sembra essere messo meglio.

Il centrodestra è in fermento, perché Salvini ha fatto un’operazione molto abile con i referendum, dal momento che nella storia della Lega il garantismo era solo per loro stessi, ma non è stato altrettanto abile con la storia della Carta dei valori e delle libertà con i sovranisti illiberali europei. La mossa più razionale che Salvini potrebbe fare è quella di avvicinarsi alla destra istituzionale del Partito popolare europeo, ma a prescindere da questo Draghi non si farà tirare per la giacchetta dai disordini nei partiti.

Riuscirà a portare a termine i suoi compiti, cioè completare il piano vaccinale e il Recovery plan?

Il paese è nelle mani di Draghi. L’unica linea razionale con un forte rapporto con l’Europa da pari a pari e con un buon rapporto con Biden è quella di Draghi. Non sappiamo se ci saranno spiritosi che si metteranno a giocare alla guerriglia ma allo stato attuale l’irrazionalità è una delle caratteristiche del nostro sistema politico.

Ha accennato alla confusione nel centrodestra, crede che si arriverà allo scontro tra Salvini e Meloni?

Fossi in Salvini smorzerei la polemica. Non è che facendo dispetti e scippi a Fratelli d’Italia aumenta il suo consenso. Se Salvini è ben consigliato dovrebbe raffreddare l’atmosfera perché la guerriglia sulle nomine è qualcosa che fa perdere credibilità a tutti. Una battaglia a colpi i furbizia tra Meloni e Salvini diventa una partita che non vince chi fa più gol ma vince chi fa meno autogol.