Volano gli stracci nel centrodestra dopo la conferenza stampa al vetriolo di ieri per il lancio a Milano della candidatura a sindaco di Luca Bernardo, primario di pediatria del Fatebenefratelli sostenuto dalla coalizione. O almeno così era fino a ieri, quando la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, ha deciso di rinunciare alla presentazione, sostituita da Daniela Santanché e Ignazio La Russa.

Uno strappo nell’aria ormai da giorni, che ha raggiunto il suo apice con le polemiche sulle nomine del Parlamento dei consiglieri Rai e che plasticamente è diventato evidente con il battibecco tra lo stesso La Russa e l’azzurra Licia Ronzulli per un posto in prima fila durante la conferenza stampa. Attestata l’assenza della Meloni, Ronzulli ha cercato di sostituire il segnaposto con scritto “Fratelli d’Italia” con uno con su scritto “Lega” ma La Russa, seduto dietro, ha sbottato prendendo il secondo foglio e accartocciandolo. A Ronzulli che tentava di spiegare il motivo di quel cambio il vicepresidente del Senato ha urlato «non me ne importa niente, ti alzi tu» ( utilizzando un’espressione più colorita) con relativo cambio di posto per la senatrice azzurra. Un teatrino che è stata solo la goccia di un vaso pronto a traboccare da settimane.

Tutto è iniziato con la presidenza Copasir, che Fd’I reclamava in quanto unico partito d’opposizione e che il leghista Raffaele Volpi ha tentato in tutti i modi di non abbandonare. Fino all’inevitabile dietrofront e l’elezione a presidente di Adolfo Urso, che ha soddisfatto Giorgia Meloni lasciando tuttavia evidenti strascichi nei rapporti interni al centrodestra. Che si sono riproposti con le nomine Rai, dal momento che per la prima volta nella storia repubblicana nessun rappresentante dell’opposizione siederà nel Cda di viale Mazzini, decisione che ha fatto urlare allo scandalo la stessa Meloni. Tenta in qualche modo di ricucire il leader della Lega, Matteo Salvini, che prima ha detto che i consiglieri di centrodestra si faranno valere come rappresentanti dell’intera coalizione, e poi ieri ha provato di nuovo a rimettere insieme i cocci di un vaso ormai rotto.

«Il centrodestra è unito a Milano, a Roma, Napoli, Torino, Bologna, Trieste. Gli avversari non sono mai in casa e io sto cercando di spegnere ogni tipo di polemica - ha detto il numero uno del Carroccio Mi rifiuto di pensare che l’alleanza possa saltare per un posto nel Cda Rai, il nostro avversario è la sinistra delle tasse e degli sbarchi e quindi l’obiettivo è mandare a casa democraticamente Sala». Peccato che abbia pronunciato queste parole proprio nei minuti del bisticcio tra La Russa e Ronzulli, negando l’evidenza e rendendo quasi tragicomico l’evento. A spese del povero Bernardo, che si ritrova sì sostenuto dall’intera coalizione ma con tanti panni sporchi da lavare in casa. «La coalizione del centrodestra per noi è importante, ma ogni tanto vedo che non è importante per tutti ha commentato la Santanchè «Noi ci abbiamo sempre creduto e Giorgia Meloni è stato il leader del centrodestra che ha più creduto da sempre all’alleanza. Crediamo che da soli non si vince mai, vince una squadra, ma non sempre vediamo una reciprocità di atteggiamenti e questo ci dispiace».

E non poteva mancare il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, che è intervenuto con una telefonata parlando di «sensibilità diverse» nel centrodestra. «Ma sappiamo che ci uniscono valori importanti: una visione comune del futuro delle città e della nazione e un impegno comune che si rinnova - ha ragionato il Cavaliere - Tutto questo va al di là di ogni polemica contingente o legittima rivendicazione. Io credo nel futuro del centrodestra: abbiamo il dovere di dare a Milano e fra due anni all'Italia un buon governo».

A buttare acqua sul fuoco è anche Maurizio Lupi, di Noi con l’Italia, quarta gamba della coalizione e possibile nome come candidato sindaco a Milano prima che la scelta ricadesse su Bernardo. «La coalizione di centrodestra è unita e compatta - ha chiosato Lupi - Questa è una sfida importante e la vinceremo tutti insieme». Ma durante la giornata si è avuto modo anche i nodi politici più attuali, dalla legge contro l’omotransfobia all’ipotesi di obbligo vaccinale, con Salvini grande mattatore. «Sul ddl Zan aspetto una telefonata di Letta che raccolga l’invito al dialogo per togliere dal testo quello che divide - ha detto il leader della Lega - Se così non fosse e se volesse andare allo scontro, vuol dire che sarà lui ad affossare la sua legge».

Ma Salvini è tornato anche a parlare di Covid, incalzato rispetto alla decisione di farsi vaccinare o meno. «Ho prenotato il vaccino per agosto - ha concluso - Quando verrà il mio turno vi inviterò e faremo un grande cocktail party. Così saranno tutti tranquilli». Almeno su questo, Lega e Fratelli d’Italia sono d’accordo.