Gli hai sfilato la coppa proprio sotto il naso, nel giardino di casa, davanti a sessantamila tifosi in trance agonistica. Quel trofeo lo aspettavano da oltre mezzo secolo, gli inglesi, e chissà quando avranno la possibilità di rivederlo da così vicino. Poveretti. L’Italia di Mancini ha spezzato il sogno di una nazione intera che già credeva di avere la vittoria in tasca e che, invece, si è ritrovata in mano il solito pugno di mosche e illusioni. Lo ha fatto con merito, giocando il suo calcio tecnico, brillante ed essenziale. Una lezione, l’ennesima, e una soddisfazione doppia per una squadra che ha rovesciato tutti i pronostici meritando senza alcun dubbio la vittoria finale. Oltre alla gioia, a tratti incontenibile, di aver conquistato una competizione così prestigiosa è inevitabile infierire un po’ sugli avversari. Sulla loro prosopopea, sulla loro presunzione, sul loro approccio ottuso e naif a un gioco che hanno inventato più di un secolo fa e che poi gli è sfuggito via per sempre. E dunque ben vengano gli sfottò, le noiosissime metafore politiche sulla Brexit, ben vengano anche le prese per i fondelli sulla britannica passione per le birre e la monarchia costituzionale e persino le sgradevoli allusioni all’aspetto fisico, non proprio da sirenetti di alcuni calciatori . Si sono tolti dal collo quella patetica medaglietta di consolazione suscitando l’ira dei benpensanti, ma non possono togliersi di dosso l’aura dei perdenti e degli zimbelli d’Europa. Se lo sono meritato e tutto il grossolano nazionalismo anti-italiano sciorinato dai tabloid gli si è rivoltato contro nella più crudele delle nemesi. Ma quello che ha fatto il Corriere della Sera, il sobrio giornalone della borghesia italiana, va oltre ogni legittima presa in giro. Nelle consuete pagelle del giorno dopo il quotidiano di via Solferino entra gamba tesa nella vita privata dei calciatori riuscendo a tirar fuori le loro fedine penali e persino quelle dei loro parenti. Eccone un estratto: «Maguire 6,5, chissà se tornerà a Mikosnos dove è atteso l’appello per la condanna a 21 mesi per aggressione», ironizza il quotidiano di via Solferino che poi commenta così il 6.5 assegnato a Trippier: «Chi avrebbe scommesso che dopo due minuti avrebbe confezionato l’assist per il gol di Shaw? Forse lui che ha preso 80mila euro e dieci turni di multa per aver puntato sul suo passaggio dal Tottenham all’Atletico». Ma il massimo dello squallore arriva con la pagella di Phillips: «Lo chiamano il “Pirlo dello Yorkshire e non è chiaro se Andrea abbia già intentato causa. Lui però ha fatto un Europeo da copertina e oggi riceverà una telefonata dal carcere per i complimenti di papà». Praticamente un casellario giudiziale. Non sappiamo se per un giorno il direttore del Corriere abbia affidato la sua rubrica sportiva a Marco Travaglio o a Piercamillo Davigo, ma il sospetto è forte. Di sicuro quell’umorismo da questura più che strappare sorrisi fa cadere le braccia. Perché è vero che nello sport è importante saper perdere, ma, a volte, lo è molto di più saper vincere.