«Serve una riforma di sistema: i cambiamenti che sono stati, al momento, proposti dalla Commissione voluta dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia rischiano di essere controproducenti. E sono convinto di ciò». A dirlo è l’avvocato Alessandro Patelli, componente del Consiglio nazionale forense. Avvocato Patelli, stanno facendo molto discutere alcuni passaggi della riforma sul processo civile. La Commissione “Luiso” ha terminato i suoi lavori e a breve dovrebbe iniziare la discussione in Parlamento. Può dirci la sua opinione al riguardo? Guardi, in primo luogo è stata sbagliata la metodologia di lavoro. Il tipo di approccio che si è avuto su questa problematica non era corretto. Ci spieghi meglio. Si pensa che per consentire celerità al processo civile sia sufficiente modificarne il rito. Ed è profondamente sbagliato. Perché? È molto semplice: il rito attuale è un rito che funziona, è un rito estremamente “collaudato”. Non ci sono dubbi interpretativi da parte degli operatori del diritto, avvocati e magistrati, per la sua applicazione. Se invece venisse modificato? Ci potrebbero certamente essere problemi interpretativi, per risolvere i quali bisognerà poi aspettare la pronuncia della Cassazione. Con tutte le conseguenze del caso, ad iniziare ovviamente dalle tempistiche legate alle decisioni di piazza Cavour. Da dove secondo lei bisognava partire per questa riforma? Come ho già detto, serve un intervento di sistema. È necessaria una analisi approfondita dei funzionamento e dell’organizzazione della giustizia. Facciamo degli esempi. Gli uffici giudiziari oggi sono organizzati in maniera diversa l’uno dall’altro. E questo non va bene. Quello che noi chiediamo da tempo è che al vertice di questi uffici ci sia una figura di tipo “manageriale” che sappia pianificare il lavoro. I presidenti dei tribunali non vanno bene? Non è che non vadano bene. Bisogna essere chiari. Il capo dell’ufficio è normalmente un magistrato che ha grandi capacità sotto il profilo giuridico, della conoscenza delle norme. Organizzare il lavoro è un discorso diverso. E non tutti, credo sia evidente, hanno le stesse capacità. Ecco perché se vogliano competenza serve una figura manageriale. I magistrati hanno ottime valutazioni di professionalità. Anche sotto il profilo delle capacità organizzative. Il discorso sulle valutazioni di professionalità dei magistrati è molto complesso. Mi limito a dire che normalmente queste valutazioni riguardano più la forma che la sostanza. E comunque c'è la gestione di tutto il personale amministrativo, coloro che fanno funzionare la “macchina”. In questo caso servono anche risorse. In questi anni cosa è stato fatto sotto il profilo dell'organizzazione? Sono state fatte delle “best practice”. E si è visto plasticamente che uffici simili, con medesime scoperture, avevano un tasso di smaltimento arretrato molto diverso. Che significa? Che l’ufficio era organizzato meglio. E voglio aggiungere un altro elemento. Prego. Esiste l’Ufficio ispettivo al ministero della Giustizia. Gli ispettori dovrebbero svolgere questo tipo di accertamenti, sull'organizzazione del lavoro. Senza intenti sanzionatori. Penso sia interesse di tutti il buon funzionamento dei tribunali. Il punto più controverso della riforma del processo civile? La modifica della fase introduttiva. Si introduce il principio della completezza dell’atto che, però, mal si concilia con il principio di sinteticità e di non contestazione. Crede che si stia penalizzando il ruolo dell’avvocato? A me sembra che nel testo ci siano molti elementi “pericolosi”. C’è la previsione del provvedimento anticipatorio di natura sommaria dove il giudice o rigetta in tutto o in parte o accoglie. La ministra ha fatto appello all'avvocatura. Si aspetta collaborazione. L’appello dalla ministra va accolto, ma anche la magistratura deve collaborare. È necessaria una discussione aperta, con l'ascolto di tutti i soggetti che operano nel processo.Un altro punto critico?Si prevedono sanzioni processuali. Se in appello non viene accolta la richiesta di sospensione dell’esecutività della sentenza di primo grado ci saranno sanzioni fino a 10 mila euro. Sono disposizioni che intimidiscono. Come vede il futuro della giustizia? La giustizia è ormai un affare per ricchi: pensiamo solo un attimo al contributo unificato. I “super ricchi”, invece, si sono già sfilati da questo meccanismo. Tutte le loro questioni vanno in arbitrato, essi risolvono i problemi in maniera diversa senza andare davanti al giudice. I problemi seri ci saranno per il ceto medio che si va “proletarizzando” ed è sprovvisto di tutele.