Al caso della scomparsa di Denise Pipitone, la bambina sparita l'1 settembre del 2004 a Mazara del Vallo, si aggiunge un altro capitolo: la Procura di Marsala ha notificato un avviso di conclusione delle indagini, atto che solitamente precede la richiesta di rinvio a giudizio, all'ex pm di Marsala Maria Angioni, che indagò sulla scomparsa della bambina. Angioni, ora giudice del lavoro a Sassari, è accusata di false dichiarazioni a pubblico ministero. L'ex pm, protagonista di continue e sorprendenti dichiarazioni ai media, è stata sentita dalla Procura di Marsala a sommarie informazioni, quindi come testimone, dopo aver rilevato tentativi di depistaggio dell'inchiesta condotta 17 anni fa, connivenze di forze dell'ordine con i rapitori e falle gravissime negli accertamenti svolti. Convocata dalla Procura aveva confermato le accuse lanciate in molte trasmissioni televisive. Un comportamento stigmatizzato dal sostituto procuratore di Marsala, Roberto Piscitello, tra i titolari del nuovo fascicolo, che durante un incontro pubblico aveva evidenziato che «se si dovesse limitare la possibilità di andare in televisione a sostenere le proprie ragioni, non credo che si possa gridare al bavaglio». Tuttavia le circostanze riferite dall'ex pm, su cui i colleghi marsalesi hanno per settimane indagato, non hanno trovato alcun riscontro. Da qui la incriminazione per false dichiarazioni a pubblico ministero a cui è seguita una nuova convocazione in Procura, stavolta, in veste di indagata. Nel corso dell'interrogatorio seguito all'avviso di garanzia Maria Angioni ha ribadito quanto affermato. Alla stampa, infine, l'ex pm ha rivelato di aver fatto un esposto al Csm contro i colleghi di Marsala: «Il 14 maggio avevo presentato un esposto al Consiglio Superiore di Magistratura e poi sono stata indagata. Mi contestano due fattuncoli rispetto ai quali, secondo loro, sono state trovate discordanze». Il 22 giugno scorso quando seppe di essere indagata aveva detto: «Non sono sorpresa, ma sono molto seccata, mi aspettavo di ricevere l’avviso di garanzia. Tanto è vero che prima di riceverlo ho presentato un esposto contro i pm. Quando ho parlato ho dato fastidio a qualcuno. Me lo aspettavo perfettamente. È chiaro che una volta che ho parlato qualcuno si è infastidito e che ci sarebbe stata una reazione». Sulla sua presenza continua in televisione, dove è intervenuta spesso per parlare del caso di Denise Pipitone, dando alcune interpretazioni della vicenda, Maria Angioni, aveva spiegato: «In realtà mi hanno invitato nelle trasmissioni solo dopo che ero andata in Procura, non ha influito per niente. Sono stata sentita per le sommarie informazioni il 3 maggio e io sono andata in tv solo dopo». Tra le tante dichiarazioni rese dall'ex pm c'è quella per cui Denise Pipitone sarebbe viva e sarebbe diventata madre. Ma anche di aver avuto il sospetto di fughe di notizie sull'inchiesta e in particolare che le persone intercettate sapessero di avere i telefoni intercettati: «Abbiamo avuto grossi problemi. Abbiamo capito che dopo tre giorni tutte le persone sottoposte a intercettazioni già sapevano di essere sotto controllo. A un certo punto, quando ho avuto la direzione delle indagini, ho fatto finta di smettere di intercettare e poi ho ripreso da capo con forze di polizia diverse, nel disperato tentativo di salvare il salvabile», aveva rivelato, aggiungendo: «Doveva essere un'attività segreta ma il maresciallo che lavorava con me ha dovuto desistere: era pedinato da altri inquirenti». Dunque la Angioni per settimane con la stampa ha condiviso sospetti, rivelazioni sorprendenti, accuse di depistaggi e connivenze, ha raccontato la sua verità su una delle più drammatiche storie degli ultimi tempi, ma al momento sembrano mancare i riscontri necessari per trovare i veri responsabili e dare finalmente pace ai genitori della piccola Denise che da 17 anni aspettano una risposta. Per il sequestro è stata processata e assolta Jessica Pulizzi la sorellastra della bambina. Eppure negli ultimi mesi la ragazza è tornata a subire il processo mediatico bis, quasi che quelli che la stanno processando non conoscano il principio del “ne bis in idem”. A tal proposito qualche settimana fa pubblicammo su questo giornale la lettera dell'avvocato della Pulizzi, Paolo Di Fresco: « Poco importa che la pur disastrata Giustizia italiana ne abbia sancito una volta per tutte la non colpevolezza. La tv, oscena piazza vociante, non conosce nulla di definitivo, al di fuori della sua spaventosa vocazione al patibolo».