Walter Verini, tesoriere e deputato dem, spiega che le immagini delle violenze in carcere «rischiano di far perdere credibilità non solo ai protagonisti di quei fatti, ma all’intero corpo che invece è di straordinaria importanza per il paese e per la sua sicurezza» e che «stavolta la propaganda di Salvini rischia di incendiare la situazione nelle carceri».

Onorevole Verini, cosa farà il Pd perché si accerti la verità sui fatti avvenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere?

Il Pd ha chiesto che la ministra venga prima possibile a riferire in Aula, così come chiedemmo all’allora ministro Bonafede. È giusto che vicende come queste vengano affrontate alla luce del sole.

Oggi Salvini sarà nella cittadina campana, cosa si aspetta?

I primi annunci, le prime dichiarazioni del leader della Lega, rischiano di essere qualcosa di incendiario. Sottolineo che qui non sono in discussione il ruolo e la credibilità della Polizia penitenziaria. Tutti noi proviamo ammirazione per il lavoro quotidiano che oltre 37mila agenti svolgono ogni giorno in situazioni difficilissime. Ma alla luce dei video diffusi emergono comportamenti di una gravità intollerabile e inaccettabile per un paese civile. Quelle immagini rischiano di far perdere credibilità non solo ai protagonisti di quei fatti, ma all’intero corpo che invece è di straordinaria importanza per il Paese e per la sua sicurezza. Salvini non può soffiare sul fuoco, perché se dentro le carceri si crea un clima particolarmente acceso si rischiano situazioni di enorme gravità.

Oltre alle immagini sono state rese pubbliche anche le foto degli agenti indagati. Occorre evitare la gogna?

Condivido quanto ha detto il garante nazionale per i diritti dei detenuti. Guai a mettere qualcuno alla gogna ed è grave pubblicare le foto degli agenti coinvolti. E va ribadito che dal punto di vista penale fino a sentenza definitiva c’è la presunzione d’innocenza. Noi non siamo un tribunale ma è del tutto evidente che quei video dimostrano comportamenti che non hanno nulla a che vedere con politiche di trattamento in linea con l’articolo 27 della Costituzione.

Eppure Salvini dice di voler esprimere solidarietà alla Polizia penitenziaria.

Non si può andare lì per esprimere solidarietà indistintamente, perché significa esprimere solidarietà anche per quei comportamenti e questo non è accettabile. Al di là del rilievo penale, quei video chiedono, impongono una presa di distanza. L’allora Capo della Polizia Manganelli, che purtroppo non c’è più, qualche tempo dopo la Diaz chiese scusa per quei fatti. Quando rappresentanti dello Stato compiono errori, sbagli, reati, o commettono gesti inaccettabili, chiedere scusa da parte dello Stato stesso è segno di forza e autorevolezza, non di debolezza.

Cosa contestate al leader della Lega?

Un leader politico che sostiene il governo ha il dovere non di scaldare ulteriormente gli animi ma di pretendere l’accertamento dei fatti, evitando gogne ma al tempo stesso lasciando che la giustizia faccia pienamente il suo corso. Il garantismo cui si è convertito Salvini, che va nelle piazze a promuovere i referendum, deve essere verso tutti, anche nei confronti di chi è detenuto. Salvini è sempre propagandistico, ma stavolta è una propaganda che rischia di incendiare la situazione nelle carceri.

Cosa chiedete alla ministra Cartabia?

Di venire a riferire quanto di sua conoscenza. Tra l’altro lei - come ruolo e come persona - dimostra sensibilità ai temi del trattamento dei detenuti e del rapporto con la Polizia penitenziaria. Ad esempio, quella spedizione era a conoscenza degli allora vertici del Dap? Oggi in quei ruoli ci sono persone come Petralia e Tartaglia, di grande affidabilità. Ma è importante sapere quali gangli della filiera, all’epoca dei fatti, fossero a conoscenza dell’iniziativa nel carcere. In secondo luogo, occorre fare in modo che accanto ai necessari provvedimenti di sospensione ci sia rapidità nel dare una sorta di corsia preferenziale agli aspetti giudiziari. Se ci sono stati comportanti gravi e inaccettabili, quei comportamenti vengano accertati e giudicati. Non possiamo rimanere appesi a delle immagini, pur gravi. Nel tempo tra oggi e l’ultimo grado di giudizio si possono creare tensioni e speculazioni come quella di Salvini che possono mettere in discussione la situazione interna alle carceri.

Con quali rischi?

Se c’è tensione nelle carceri si rischia anche che settori della criminalità organizzata possano utilizzarla per causare rivolte insostenibili che mettono in discussione la sicurezza del personale, dei detenuti e infine degli stessi cittadini come accaduto dopo la rivolta di Foggia. L’approccio deve essere radicalmente diverso.

Quali provvedimenti e misure dovrebbero essere adottati?

Dovrebbe essere completata la dotazione organica della Polizia penitenziaria, aumentando numero di figure come psicologi, medici e mediatori culturali in carcere, animatori, volontari. Un lavoro già iniziato dallo scorso governo grazie al lavoro del sottosegretario Giorgis, che ne aveva la delega. Bisogna accelerare anche sul telecontrollo, perché sviluppare il controllo a distanza attraverso le telecamere significa avere maggior consapevolezza della situazione in vigilanza dinamica ma anche contrastare la piaga dell’autolesionismo e dei suicidi in carcere. Più in generale, il carcere deve essere riservato a reati gravi.

Occorre sviluppare pene alternative, e sia dentro che all'esterno, sviluppare formazione, lavoro, socialità, recupero. Un cittadino che sconta una pena ed esce rieducato, socializzato, difficilmente torna a delinquere. Lo ripetiamo: investire in pene certe e carceri umane significa investire anche nella sicurezza di chi lavora nelle carceri e di tutta la società.

Teme che le tensioni di questi giorni con Cinque Stelle e Lega possano rallentare la riforma della giustizia?

Mi auguro di no, perché l’Italia secondo noi ha l’occasione di riformare il civile, il penale e il Csm, dando finalmente una giustizia europea al nostro Paese. Mettere i bastoni tra le ruote del governo significa essere poco responsabili davanti ai cittadini. In secondo luogo, anche alla luce del finto garantismo che vediamo su questa drammatica vicenda carceraria, mi chiedo: cosa c’entra Salvini con i referendum radicali quando sul tema carceri ha una visione così incendiaria?