Egregio Ministro Cartabia, da “vecchio” uomo di legge, 22 anni da magistrato e 27 ormai da avvocato, mi consenta di esprimerle tutto il mio apprezzamento per il richiamo morale rivolto ai magistrati nelle scorse ore da Taormina richiamando l’esempio del Giudice Livatino come modello di riferimento per una Magistratura che voglia recuperare la propria credibilità.

Lei ha perfettamente centrato il cuore del problema, che è un problema di recupero etico e culturale della Magistratura e a cui nessuna riforma di Codici, neanche la più illuminata, potrà mai sopperire.

Si tratta infatti di abbandonare, da parte dei Giudici, l’attuale “cultura della giurisdizione” intesa come esercizio di un potere “sul” popolo italiano, ritornando alla “cultura della giurisdizione” intesa al “servizio” del popolo italiano, in nome del quale gli stessi Giudici quotidianamente pronunciano le loro sentenze.

E che questo sia il cuore del problema paradossalmente proprio nei giorni scorsi lo ha confermato l’Associazione Nazionale Magistrati con una reazione, persino isterica, rispetto al solo pensiero che ci possa essere un referendum attraverso il quale i cittadini possano esprimere il loro apprezzamento sullo stato attuale della Giustizia e sulle relative possibili riforme.

È significativo infatti che l’Anm si ritenga “al di sopra” del giudizio che, democraticamente, possono esprimere i cittadini attraverso uno strumento previsto dalla Costituzione Italiana qual è il referendum.

A questo punto è del tutto evidente come qualsiasi riforma di carattere normativo e organizzativo sia destinata a naufragare, se dovesse perdurare quest’atteggiamento di autoreferenzialità dell’ordine giudiziario, che mistifica in “attentato alla sua autonomia” l’esercizio degli altri diritti costituzionali spettanti ai cittadini.

Sono anche convinto che molti magistrati non condividano questa presa di posizione “politica” dell’Anm e che però, per comprensibili motivi, non si espongano nel dissenso rispetto alla loro Associazione.

Sennonché per la Repubblica italiana e per noi cittadini è ormai intollerabile e pernicioso il protrarsi di un sistema giudiziario scandalosamente inefficiente e che vede la Magistratura porsi addirittura al di fuori e in contrasto con legittime istanze costituzionali dei cittadini.

A questo punto diventa persino superfluo parlare e illustrare le nuove possibili normative processuali, come il Parlamento si accinge a fare, oppure indicare correttivi di immediata e agevole adozione per miglioramenti già oggi possibili nella quotidianità dei Palazzi di Giustizia, quali: il rispetto rigoroso dell’orario di inizio delle udienze, magari anticipato alle ore 8.30; le udienze anche di sabato mattina; la sistematica specializzazione dei Giudici e dei Pm in tutte le sedi giudiziarie.

E potrei proseguire con tante altre microriforme a costo zero e con risultati immediatamente raggiungibili.

Ma è superfluo, ripeto, anche solo parlare di riforme se prima non si capovolge l’attuale posizione culturale dei Giudici, e soprattutto della loro Associazione, facendo tornare ad essere la Giustizia un’istituzione al servizio dei Cittadini.

-Carlo Correra