Lo scontro interno alla Procura di Milano si allarga. Con la richiesta, da parte di alcuni pm di una una riunione per un confronto, dopo la notizia dell’indagine sull’aggiunto Fabio De Pasquale e il pm Sergio Spadaro per rifiuto d’atti d’ufficio, in merito alle prove omesse nel processo Eni- Nigeria. La richiesta circola nelle chat interne alla procura, svelando tensioni già nate dopo la sentenza emessa il 17 marzo scorso e acuite a seguito della notizia dell’indagine aperta a Brescia, basata, innanzitutto, sulle dichiarazioni del pm Paolo Storari, anche lui indagato a Brescia per rivelazione di atti d’ufficio, in relazione alla consegna dei verbali dell’ex avvocato esterno dell’Eni, Piero Amara, all’ex togato del Csm Piercamillo Davigo.

Ad indispettire le toghe meneghino la mancanza di chiarezza circa quanto sta accadendo in procura, al punto da lamentare di aver avuto informazioni soltanto dai quotidiani. Il procuratore Francesco Greco, a quanto è dato sapere, non avrebbe risposto alle richieste. Dal canto loro, i due pm finiti sotto inchiesta contestano le segnalazioni di Storari, che li aveva informati, via mail, dell’inattendibilità di Vincenzo Armanna, grande accusatore di Eni, inattendibilità sancita anche dalla sentenza del Tribunale di Milano. Per De Pasquale e Spadaro, infatti, le informazioni sarebbero state inutilizzabili in quanto spedite in via informale, sotto forma di documenti word privi di firme. L’indagine bresciana, intanto, va avanti: la procura guidata da Francesco Prete ha infatti chiesto al tribunale di Milano copia delle motivazioni della sentenza Eni- Nigeria, depositate mercoledì scorso, per acquisirla nell’inchiesta sulle due toghe milanesi. Contro Storari il Csm ha avviato intanto l’azione disciplinare, per fare chiarezza sul comportamento assunto nella gestione di quei verbali, poi finiti alla stampa tramite un “corvo” interno al Consiglio superiore della magistratura. Il postino, secondo la procura di Roma, sarebbe l’ex segretaria di Davigo, Marcella Contraffatto, che sin dal primo momento ha respinto le accuse.

Nel frattempo, però, oltre alle faide interne, c’è da risolvere anche un problema di organico: la carenza di pm è infatti ora «aggravata» dall’uscita dei sostituti procuratori nominati alla Procura europea, tra i quali c’è anche Spadaro. E per ridurre il problema, Greco, recentemente ha pubblicato un bando sulla mobilità interna con l’obiettivo di «tamponare» le criticità maggiori. Tra i dipartimenti più in difficoltà ci sarebbe quello che contrasta la “Criminalità organizzata comune”, che avrebbe bisogno di almeno altri tre magistrati.