È uno scontro tra poteri senza precedenti quello che si sta consumando in Francia nelle ultime settimane.

I principali sindacati di polizia hanno infatti lanciato un sinistro j’accuse nei confronti della magistratura accusata di «lassismo» verso la criminalità e di non rispettare il lavoro delle forze dell’ordine. Invettive che hanno indignato anche gli avvocati transalpini che si sono schierati compatti dalla parte dei magistrati, una circostanza che non capita certo tutti i giorni.

I poliziotti erano anche scesi in piazza a fine maggio in una massiccia manifestazione che ha attraversato il centro di Parigi per poi radunarsi sotto l’Assemblea nazionale con slogan minacciosi: «La giustizia ci deve rendere conto!», «Il problema della polizia sono i giudici» i più scanditi dalle migliaia di “flic” chiamati a raccolta dalle loro associazioni di categoria.

«I magistrati restituiscano la giustizia al popolo francese!», aveva tuonato dal palco Fabien Vanhemelryck, segretario nazionale del sindacato Alliance, criticando le pene giudicate eccessivamente basse per chi commette atti di violenza.

Parole che hanno causato un vero e proprio terremoto oltre le Alpi, con la presidente dell’Unione sindacale della magistratura ( Usm) che ha definito «di un semplicismo desolante» le esternazioni di Vanhemelryck: «Poliziotti e magistrati lavorano insieme, metterli gli uni contro gli altri è pericoloso e irresponsabile» . Lo stesso ministro della Giustizia Eric Dupond- Moretti ha preso le distanze dalla manifestazione degli agenti: «Quella di Vanhemelryck è soltanto propaganda elettorale, il nostro sistema giudiziario è tutto tranne che lassista». Perché Dupond- Moretti, che nei giorni scorsi ha presentato il suo progetto di riforma della giustzia penale parla di propaganda?

Perché la sicurezza sarà senza dubbio il tema centrale della prossima campagna presidenziale ( si vota nella primavera del 2022) e perché al raduno parigino dei poliziotti ( 35mila in piazza) hanno partecipato decine di deputati, in gran parte dell’opposizione di destra, dai Républicains ( post- gollisti), al Rassemblemnet National ( il movimento di Marine Le Pen), dal “sovranista rurale” Dupont- Aignan, al sindaco- sceriffo di Bezier Robert Ménard passando per il polemista islamofobo Eric Zemmour.

«Dalla Francia profonda proviene un fragoroso grido di allarme che chiede ordine e sicurezza, un grido di indignazione verso chi ha rovinato il nostro Paese», aveva ringhiato l’ex ministro delle finanze François Baroin.

Ieri sulla vicenda è intervenuto il Consiglio nazionale degli ordini, che si è schierato nettamente dalla parte della magistratura francese definendo, in una risoluzione approvata all’unanimità nel corso dell’assemblea generale dell’organizzazione, «inquietanti e inaccettabili» le parole pronunciate in piazza da Vanhemelryck.

Secondo l’avvocatura d’oltralpe le intemerate dei sindacati di polizia, sono delle mere strumentalizzazioni per scopi politici che «rimettono in discussione senza alcuna legittimità i principi fondamentali della giustizia e della procedura penale, gli stessi principi che costituiscono lo Stato democratico e garantiscono la separazione dei poteri».

Le bordate delle associazioni di polizia indeboliscono quindi le istituzioni repubblicane e aggrediscono «la presunzione di innocenza degli accusati e il loro diritto ad avere un giusto processo», denuncia il Consiglio degli ordini che allo stesso tempo chiede a tutti i cittadini di «proteggere la democrazia».

Invece di pene più severe per i condannati gli avvocati transalpini rivendicano maggiori fondi per il sistema giudiziario francese, vittima delle continue riduzioni di budgetiì: «Le disfunzioni della nostra giustizia non sono certo causate dal presunto lassismo nei confronti dei reati o dalla supposta “bontà” dei giudici ma dai progressivi tagli al bilancio della giustizia effettuati dai governi negli ultimi anni che hanno reso il sistema più fragile e più inefficiente».