Da domani la Procura europea sarà operativa. Il nuovo organismo destinato a contrastare le frodi sui fondi Ue prende vita dopo alcuni mesi di ritardo ma in tempo per monitorare l’utilizzo dei miliardi di euro del Recovery Fund che stanno per essere distribuiti. Il suo lancio non è stato senza intoppi. Inizialmente previsto per la fine del 2020, è stato rinviato in particolare perché i 22 Stati partecipanti hanno tardato a nominare i loro procuratori delegati. Due non lo hanno ancora fatto: Slovenia e Finlandia. L’Ufficio del procuratore generale europeo - Eppo in inglese -, guidato dall’ex capo della procura anti-corruzione romena Laura Kovesi, lavorerà «in completa indipendenza dalla Commissione, da altre istituzioni e organi dell’Ue, nonché dagli Stati membri». Le competenze L’organismo sovranazionale ha il compito di indagare, ma anche perseguire e assicurare alla giustizia i responsabili di reati che incidono sul bilancio dell’Ue. Un potere senza precedenti, che l’Ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf) non aveva. Si tratta dei reati di appropriazione indebita di fondi europei e corruzione, frode transfrontaliera dell’Iva che coinvolge almeno due Stati membri e importi superiori a 10 milioni di euro, riciclaggio di denaro. Per le sole frodi Iva transfrontaliere, l’Ue stima un danno annuo tra i 30 e i 60 miliardi di euro. Per gli altri reati le stime si aggirano intorno ai 500 milioni di euro all’anno. La Procura europea prevede di trattare circa 3 mila casi all’anno. La composizione L’Eppo si compone di un livello centrale, con sede in Lussemburgo. Al vertice, Laura Kovesi circondata da un collegio di 22 procuratori, uno per Stato partecipante. Dei 27 Paesi dell’Ue, Ungheria, Polonia, Irlanda, Svezia e Danimarca non sono parti interessate. I procuratori hanno prestato giuramento a settembre e sono responsabili della supervisione delle indagini e dei procedimenti giudiziari. Le attività vengono svolte sul campo dai procuratori aggiunti negli Stati membri. Il funzionamento Finora sono stati nominati 88 vice procuratori in 20 Paesi, il che è sufficiente per l’inizio dei lavori. In Francia ce ne sono quattro. In Italia quindici. In Germania sono undici. Possono agire su tutto il territorio nazionale, organizzare il sequestro di beni, emettere mandati di cattura, avviare procedimenti. Le motivazioni della creazione I Paesi hanno difficoltà a indagare sui reati transfrontalieri. Per ottenere informazioni da altri Stati, devono fare rogatorie, che a volte richiedono settimane, quando vanno a buon fine. Passaggi non più necessari con la Procura europea. «Possiamo semplicemente fare una telefonata o inviare un’email al nostro collega in Slovacchia o in Italia», spiega il vice procuratore tedesco, Marcus Paintinger. «È un grande valore aggiunto». E diventa fondamentale alla luce della partenza del gigantesco piano di ripresa da 750 miliardi di euro e sui chi bisognerà vigilare per evitare frodi. L’accusa «seguirà molto da vicino l’attuazione del Next Generation Eu in modo da garantire che tutti i fondi vengano utilizzati per aiutare le nostre economie a superare la crisi», ha affermato il commissario europeo alla Giustizia, Didier Reynders.