«Cosa ha spinto i partiti a invocare una riforma della giustizia, lessersi resi conto che con le loro politiche hanno distrutto lo Stato di Diritto? No, i soldi! Vi è quindi la necessità e urgenza, per la verità da qualche decennio, a una riforma radicale della giustizia che oggi trova una risposta concreta nella decisione di Matteo Salvini di dare vita insieme al Partito Radicale a una campagna referendaria per incardinare una stagione riformatrice». Lo dichiarano Maurizio Turco e Irene Testa, segretario e tesoriere del Partito Radicale. «Per non dire della decisione della commissione affari sociali della Camera di prolungare di un mese la raccolta per le richieste referendarie presentate prima del 15 maggio. In punta non diciamo di diritto ma di logica, perché proprio il 15 maggio, visto che la proroga incide solo sul procedimento successivo alla raccolta delle firme?». «È evidente che il fronte antireferendario antipopolare sulla giustizia, costituito storicamente dal Pci-Pds-Pd al quale si è aggiunto recentemente il M5s, non ha limiti e, pur di tentare di salvarsi elettoralmente, sta procedendo alleutanasia del diritto», concludono Turco e Testa. Salvini indica i titoli delle tre possibili materie per la consultazione popolare: «La responsabilità civile dei magistrati, perché qualunque lavoratore che sbaglia, paga, tranne in aula di tribunale; la separazione delle carriere; la cancellazione della legge Severino». In realtà, se la Severino e la riforma Orlando della responsabilità civile, introdotta nel 2015, sarebbero certamente abrogabili, sulla separazione delle carriere, che implica modifiche costituzionali, tutto sembra molto più complicato. Ma non è il dettaglio che conta. È la plateale dissociazione di Salvini dallopera di mediazione condotta da Marta Cartabia, che rischia in ogni caso di far impazzire il già delicatissimo logaritmo della maggioranza sulla giustizia.