Mentre Giuseppe Conte studia le mosse per sottrarre l'elenco degli iscritti a Davide Casaleggio, il Movimento 5 Stelle procede per conto proprio. Senza una guida, senza una direzione, senza un senso politico preciso. Succede così che la linea viene spezzettata per ambiti di competenza e appaltata di volta in volta al capocordata di turno. Sulla giustizia, ad esempio, non ci sono dubbi: si fa ciò che dice l'ex guardasigilli Alfonso Bonafede, a cui per meriti sportivi tocca indicare la rotta. Non importa se giusta o sbagliata, se politica o di principio: l'ex ministro parla, gli altri seguono. E sulla riforma penale Bonafede ha ununica soluzione: la sua prescrizione non si tocca. Un concetto che ripete come un mantra anche due giorni fa, invitato al tavolo di Via Arenula, davanti a Marta Cartabia, che sbigottita invita il Movimento 5 Stelle a «proporre concretamente eventuali alternative e correzioni, nel bilanciamento dei principi costituzionali e degli obiettivi del Pnrr». Come dire, in un governo di unità nazionale nessuno può immaginare di imporre a tutti gli altri partiti il proprio punto di vista quasi per ripicca. Perché finora le proposte avanzate dai grillini non sono altro che la riproposizione delle riforme già approvate dai governi Conte uno e Conte due, senza bisogno di ritocchi. L'ostinazione di Bonafede rischia così di condannare i pentastellati a un isolamento senza precedenti, con l'alleato, il Pd, a non profferir parola in una sorta di educato imbarazzo. Ma se il silenzio dei dem appare più che comprensibile, molto meno intellegibile è quello dell'ex avvocato del popolo. Dopo l'incontro della delegazione 5S con la ministra della Giustizia, infatti, Giuseppe Conte non muove un dito. I canali comunicativi di Rocco Casalino tacciano, nemmeno una nota di circostanza per sostenere l'arrocco dei pentastellati sulla prescrizione. Eppure, prima di inviare i suoi in via Arenula, l'ex premier (il primo a richiedere un incontro formale a Cartabia) concorda telefonicamente la linea della fermezza con l'ex ministro. Nessuna sorpresa inattesa, dunque, per Conte, che sceglie però la strada del silenzio. A metterci la faccia rimane il solo Bonafede, che dopo l'incontro dirama una nota, sottoscritta anche dagli altri componenti della delegazione, per ribadire l'irriducibile punto di vista grillino: le proposte della commissione Lattanzi sono da rigettare in toto. «Riteniamo che, in adempimento del dettato costituzionale, sia fondamentale garantire a ogni cittadino un processo celere che si esaurisca in termini ragionevoli, ma questo non deve mai tradursi in denegata giustizia; ogni cittadino che si rivolge allo Stato per avere una risposta di giustizia deve avere la certezza che quella risposta arriverà», insistono i 5S. I grillini, insomma, non si muovono di un millimetro, anche se le certezze cominciano a vacillare. Probabilmente persino Bonafede sa che sulla prescrizione sarà costretto a cercare un compromesso, come già avvenuto con la Tav, con la Tap o, ultimamente, col Ponte sullo Stretto. In ballo non c'è solo il principio costituzionale della ragionevole durata dei processi, ma anche i soldi, e tanti messi a disposizione dal Recovery Fund. E senza riforme, del processo penale in testa, il flusso di denaro si interromperà, come messo in chiaro da Bruxelles. La presa sulla prescrizione, dunque, prima o poi andrà necessariamente allentata, come sembra ritenere il sottosegretario azzurro alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto, che a Radio 24 confida fiducioso: «Questo è un governo più ampio, è ovvio che (i 5S, ndr) tengano la posizione su quello che hanno realizzato, nessuno può pensare ad una conversione sulla via di Damasco, però, credo che si siano resi conto che bisogna trovare delle mediazioni», dice Sisto. Non solo. Il sottosegretario riferisce anche di aver notato un atteggiamento comunque più costruttivo da parte dei grillini: «Devo dire che li ho trovati più maturi, maturità che significa consapevolezza di stare in un governo diverso», racconta Sisto.E chissà che questa consapevolezza non sia stata stimolata dalla fermezza di Marta Cartabia, pronta a mediare con tutti i partiti, inamovibile con chi non vuol sentir ragioni. Forse,impantanati nelleterna attesa di Conte, adesso cominciano a capirlo anche i grillini.