Professor Pasquino, il governo Draghi è in grado di trovare un equilibrio tra le richieste dei sindacati, che tutelano i lavoratori colpiti dalla pandemia, e quelle di Confindustria, che tutela le aziende fondamentali per la ripartenza?

Il governo Draghi è certamente in grado di riequilibrare. Il punto di partenza è che comunque le imprese sono più forti dei lavoratori, soprattutto di quelli disorganizzati. Credo che Draghi abbia interesse a intervenire per sbrogliare la matassa ma la situazione è molto complicata. Certo il fatto che la cassa integrazione viene garantita in caso di eventuali licenziamenti è già un primo elemento molto importante.

Quali altri scogli devono essere superati per arrivare a un giusto compromesso?

Certamente il governo dovrebbe chiedere a Confindustria e ai sindacati di incontrarsi ma non a livello nazionale, bensì laddove ci sono situazioni gravi, utilizzando lo strumento efficace del decentramento delle vertenze. C’è poi un terzo elemento che riguarda i sindacati stessi, i quali non dovrebbero dire semplicemente no a tutto ma giustificare quello che intendono fare. Ci vuole una riflessione di più alto grado che coinvolga gli attori in campo e su questo il ministro del Lavoro ha un compito molto rilevante.

A proposito del ministro del Lavoro, il fatto che Andrea Orlando sia un ministro politico e non tecnico è un vantaggio o uno svantaggio nella discussione?

Orlando è il capo di una corrente. I tre ministri democratici rappresentano tre correnti diverse nel Pd e questa materia è molto importante. Perché il Pd deve mantenere un buon rapporto con i lavoratori e con i sindacati, in particolare con la Cgil. Ma Orlando deve riuscire a motivare le sue scelte sulla base di una certa visione dello sviluppo economico. Deve difendere i lavoratori ma non necessariamente un determinato posto di lavoro. Deve dare flessibilità, una cosa certamente difficile ma possibile e necessaria. La sua politicità non è un handicap ma dovrebbe favorirlo, perché poi ne risponderà a partito ed elettori.

Quale ruolo gioca Confindustria nella partita?

Quello che fin dall’inizio è apparso chiaro era che Bonomi voleva fare la faccia feroce. Ha continuato a farla nel governo Conte, poi si è ammansito con Draghi e ora rialza la voce. Vuole dimostrare di essere un presidente forte e questo secondo me non giova al funzionamento del sistema socioeconomico, ma è una sua posizione e ne prendiamo atto.

E i sindacati?

I sindacati sono in una posizione debole, perché in questo momento in cui il lavoro è poco gli imprenditori possono giustificare la non necessità di un certo numero di addetti. Il punto fondamentale dei sindacati è che devono essere in grado di elaborare una strategia per il futuro non difendendo il posto di lavoro in quanto tale ma i lavoratori, ad esempio attraverso un’intensa attività di riqualificazione. Serve un bisturi, non l’accetta, attraverso l’uso di strumenti incisivi. Sono uno di quelli che pensano che gli imprenditori non licenzino per il piacere di licenziare, ma certamente c’è qualcuno di loro che vuole dimostrare di essere un potente. Per questo un sindacato vero dovrebbe conoscere le situazioni una per una e replicare con argomenti validi.

Pensa che la crescita dell’Italia sarà «rapida ed efficace» come auspicato dal presidente della Repubblica?

Le riaperture in corso sono l’inizio di una ripresa. Si comincia ad andare a pranzo e cena fuori e questo produce un indotto inevitabile. Luglio, il mese in cui arriveranno i primi soldi dall’Unione europea, è dietro l’angolo. Molti di coloro che non hanno potuto spendere in questo anno torneranno nel mercato e un buon flusso di denaro sarà prodotto dal turismo. È invece più difficile da dire quando comincerà la ripresa per le imprese che fanno parte di Confindustria, l’industria “pesante”, tanto per capirci. Credo che stia partendo anche per loro ma dovrebbe chiederlo a chi ha più dati di me.

Il Paese è pronto a ripartire?

Psicologicamente gli italiani sono pronti a ripartire e anzi sono ansiosi di farlo. Ci sarà un salto di qualità nella crescita e credo possa iniziare già adesso. Speriamo che la pandemia continui a diminuire e questo farà sì che arrivi un autunno molto promettente.

Per ottenere stabilmente i fondi della Ue serviranno le riforme, il governo sarà in grado di farle nei prossimi mesi?

Prevedo che ci sarà un grado sufficiente di razionalità per sapere che questo è il governo che deve utilizzare i fondi che riuscirà a ottenere, perché ne ha le competenze, ha la credibilità a livello europeo e ha le capacità dei tecnici e non solo le loro. Chi scombussola il governo ( sapendo che stiamo entrando nel semestre bianco) è uno sconsiderato. So però che Salvini continuerà ad alzare sempre di più l’asticella e Letta farà le sue proposte.

A proposito, è d’accordo con la tassa di successione per pagare una dote ai giovani?

Potrei anche essere d’accordo, ma non è questo il tempo. Le proposte di Letta e Salvini servono a far vedere che esistono politicamente, il primo perché è tornato dopo un’assenza, il secondo perché soffre la competizione con la Meloni, che non ha bisogno di farsi vedere in quanto unica opposizione.

Ed è presidente di un partito in continua ascesa, tanto che i sondaggi danno quattro partiti in poco più di tre punti. Dal tripolarismo del 2013 si va verso un quadripolarismo nel 2023?

Sta sottovalutando la forza elettorale di Calenda e Renzi! ( sorride, ndr). I sondaggi fotografano delle situazioni settimana per settimana, ma quando si va alle elezioni c’è una campagna elettorale e tutti devono promettere cose. L’elettore crede poco a chi ha promesso e non ha mantenuto la scorsa volta. In campagna elettorale poi si fanno degli errori, quindi non è detto che Meloni sia pari a Salvini o il Pd sia pari alla Meloni. L’opposizione inoltre in questi casi si trova sempre in una posizione di leggero svantaggio, perché il governo qualcosa riesce sempre a dire di averla fatta. Direi a Meloni di non esaltarsi, ma credo che l’abbia capito. La sua tesi di fondo che possa diventare un sistema quadripartitico è plausibile, soprattutto con una legge elettorale con soglia di sbarramento alta, diciamo al 5 per cento.

Che aria tira a Bologna in vista delle Comunali?

Il Pd a Bologna è un grumo di potere, e il loro candidato, Lepore, è un miracolato. La sfidante Conti invece non può garantire nessuno, è una donna ed è una candidatura interessante, anche se subisce il fatto di essere stata in Italia viva. Ma credo che qualche chance ce l’abbia, dipende se il grumo di potere riuscirà a restare compatto o se si sfalderà, come accadde con Guazzaloca.