Con Gaetano Sassanelli, decano degli avvocati baresi e già presidente della Camera Penale locale, torniamo a discutere della mozione approvata dal Cdc di Anm che nega il diritto di tribuna e di voto agli avvocati nei Consigli giudiziari. Che interpretazione dà di questa chiusura?  Si tratta di un approccio sindacale al problema. Se si vanno a verificare le posizioni dei membri di diritto dei Consigli giudiziari si scopre che nella gran parte sono favorevoli alla presenza dell'avvocatura. Chi non deve approcciarsi alla funzione rispondendo alle esigenze delle correnti ma può dar seguito solo alla propria coscienza ovviamente non è contrario al nostro contributo nelle valutazioni di professionalità. Non è un caso la presa di posizione favorevole e pubblica sia dell’attuale primo Presidente di Cassazione Piero Curzio nel discorso d’inaugurazione dell’anno giudiziario che dell'ex primo Presidente Giovanni Canzio. E non può essere diversamente. Questo arroccarsi nella turris eburnea come stanno facendo  i magistrati trova una controindicazione evidente nei numeri: è mai possibile che oltre il 99% delle valutazioni professionali dei magistrati siano positive? È evidente che nella maggior parte dei casi quando si vota lo si fa in base alle indicazioni delle correnti. Ed è questo il sistema che deve essere scardinato. Secondo le ultime statistiche pubblicate dal Csm delle 16097 valutazioni di professionalità effettuate dal 2008 al 2016 solo 104 sono negative.  Parliamo dello 0,6%: non accade in nessun'altra categoria di professionisti. Si tratta della rappresentazione plastica del fallimento di questo sistema di valutazione che necessita invece di un arricchimento dall'esterno, proprio per liberare i magistrati dall'essere soggiogati dal potere delle correnti. Se un magistrato deve raccogliere i voti per andarsi a sedere nel consiglio giudiziario firma delle cambiali! Poi certo in tanti casi si ragiona in termini obiettivi ma alla fine quando un magistrato si siede nel consiglio è ben consapevole che deve ringraziare la corrente di appartenenza; quindi, quando il capo corrente dovesse dirgli che occorre dare una valutazione professionale positiva ad un collega perché ci sono degli ulteriori accordi collegati a quella valutazione, siamo così sicuri che tutti i magistrati si affrancheranno da tale ingerenza? La vicenda Palamara sembrerebbe averci insegnato di no. Diversamente, l'avvocatura non deve rendere conto a nessuno in termini di voti, non deve pagare cambiali. Saranno invece il Cnf e il Coa a designare l'avvocato di indubbia moralità e serietà che andrà a sedere nel Consiglio dell'ordine.   Il Segretario Casciaro ha sostenuto che la magistratura non può recuperare fiducia con questo tipo di soluzione. Conferma il loro approccio sindacale e corporativista alla questione, a differenza nostra che assumiamo un atteggiamento istituzionale. Le faccio l'esempio del mio ordine di appartenenza: noi abbiamo preteso per iscritto la presenza del pubblico ministero nel consiglio di disciplina. Prima, pur avendone facoltà, il pm non partecipava mai. In sede istituzionale noi non facciamo mai gli interessi della categoria ma quelli della giustizia e, non avendo nulla da nascondere, non temiamo la collaborazione con la magistratura. È fiducioso che con l'attuale dibattito si facciano delle aperture per l'avvocatura? Una apertura ed un contributo di questo tipo è ormai ineludibile nell' interesse della magistratura stessa, per consentirle un recupero della fiducia dei cittadini che oggi è ai minimi termini; ed invece con questo atteggiamento di chiusura, il messaggio che arriva all’esterno è devastante proprio per la magistratura; e quel che è più grave è che non se ne rendono conto. Bisognerà vedere poi l'autorevolezza e la forza della politica fin dove arriveranno. Sino ad oggi chi ha guidato la giustizia nel nostro Paese, come gli ex Ministri Bonafede ed Orlando, si è dimostrato subalterno all'Anm. Mi auguro che questo nuovo Governo saprà resistere alle pressioni della magistratura meno illuminata.