In attesa che Pd e Movimento 5 Stelle trovino la quadra sul candidato a Napoli, Antonio Bassolino e Catello Maresca scaldano i motori. Il primo è ufficialmente in campo da mesi per conto proprio, il secondo, da altrettanto tempo, è il nome ufficioso e mai smentito su cui punta il centrodestra. Due volte a Palazzo San Giacomo e due volte governatore della Campania, Bassolino. Pm anticamorra di lungo corso, attuale sostituto procuratore generale a Napoli e scrittore, Maresca. Imputato per diciannove volte e per diciannove volte assolto, lex sindaco. Persecutore di mafiosi del calibro di Michele Zagaria, il magistrato. Insomma, messa così, la competizione partenopea, al momento, si presenta come una sfida tra profili radicalmente diversi. Chiaro, manca ancora il nome del competitor del centrosidnistra - a cui bisognerebbe aggiungere anche la candidata del sindaco uscente Alessandra Clemente - ma già adesso è possibile avanzare alcune considerazioni. Sia Bassolino che (leventuale) Maresca, infatti, sono candidature di rottura. Lex sindaco si presenta infatti da outsider di sinistra in opposizione al suo partito (il Pd) e alla sua storia, il pm facendo storcere il naso a più di un collega. Sì, perché sono tanti i magistrati che non hanno gradito lintenzione di Maresca, appresa sui giornali, di correre per Palazzo San Giacomo con la toga ancora addosso. Tanto da convincere il Pg di Napoli, Luigi Riello, a inviare una segnalazione al Csm per verificare se vi fossero gli estremi per lavvio di una procedura di trasferimento dufficio per incompatibilità. Ma per il Consiglio - che a fine gennaio archivia il caso spaccandosi per lennesimo volta (12 favorevoli e 9 contrari) - quegli estremi non esistono: Catello Maresca «ha pieno diritto di candidarsi per competizioni elettorali amministrative in Campania, comprese quelle relative al Sindaco della città di Napoli». E i contatti che ha avuto con personalità politiche, anche e proprio per valutare una sua possibile discesa in campo, non possono essere ritenuti «illeciti o comunque forieri di pregiudizio all'indipendenza e allimparzialità del magistrato». E in effetti, nonostante le rimostranze di ampie fette dellAnm, non esiste alcuna norma che vieti a Maresca il diritto a allelettorato passivo persino nello stesso distretto in cui opera da inquirente. «Noi per primi avvertiamo la necessità non più procrastinabile di un intervento legislativo che detti regole certe e che preveda espressamente lincandidabilità nel territorio in cui il magistrato presta o ha prestato servizio negli anni precedenti», ha provato a spiegare con qualche imbarazzo il presidente della giunta napoletana dellAssociazione nazionale magistrati, Marcello De Chiara, commentando il caso. Il problema, dunque, è di opportunità, non di regole. E ha a che fare la serenità con cui i cittadini possano farsi indagare o giudicare da un magistrato di parte. La questione, è bene sottolinearlo, non riguarda solo leventuale discesa in campo di Catello Maresca, perché lelenco delle toghe in politica è lunghissimo e interessa abbondantemente anche il centrosinistra. Ma in assenza di norme specifiche non resta che affidarsi al buonsenso dei singoli. «Ci troviamo di un fronte a un magistrato che sta facendo attività inquirente e che contestualmente fa campagna elettorale nella città in cui esercita le funzioni», ha detto al Fatto quotidiano il sindaco uscente di Napoli, in politica dopo aver abbandonato la toga, Luigi de Magistris. «Da ex magistrato che proviene da una famiglia di magistrati e che ha nel sangue i canoni deontologici dellordine giudiziario, questa cosa la reputo inqualificabile», ha aggiunto il primo cittadino.Eppure, non può essere solo una questione di etica, ma di equilibrio nellamministrazione della giustizia. Perché, per fare un esempio assurdo, se a finire sotto indagine fosse per la ventesima volta, proprio Antonio Bassolino, candidato solitario ma autorevole a Palazzo San Giacomo, formulare un pensierino malizioso sarebbe lecito per chiunque. Ma questa sarebbe davvero una situazione paradossale.