Un’occasione storica, da concretizzare grazie a una maggioranza larga e atipica che, nelle parole del segretario del Partito democratico, Enrico Letta, «non ricapiterà più». Ciò che emerge dalle proposte del Nazareno per modernizzare la giustizia in Italia riguarda la riforma del processo civile, quella del processo penale e infine quella del Consiglio superiore della Magistratura, per un radicale passo avanti necessario, secondo Letta, «dopo trent’anni di scontro politico che hanno reso impossibile qualsiasi tentativo di dialogo». E soprattutto per ottenere i soldi del Recovery plan dall’Unione europea.

«Dobbiamo ringraziare l’Europa, perché ci mette fretta e ci pone di fronte alle nostre responsabilità - ha spiegato Letta durante il webinar con cui il Pd ha illustrato le proprie idee - la non credibilità dell’Italia in tema di giustizia è figlia di ritardi e contraddizioni che durano da decenni». E che ora i dem propongono di superare con il piano presentato da Anna Rossomando, senatrice e responsabile Giustizia del Nazareno. Secondo il Pd, i tre miliardi e duecento milioni di euro previsti dal Pnrr per la giustizia devono essere utilizzati per tre grandi aree tematiche che hanno lo stesso obiettivo: ridurre i tempi dei processi. Per questo si punta sulla digitalizzazione, con l’incremento del rito telematico e la creazione di nuove banche dati a disposizione dei magistrati; sull’organizzazione, con la revisione degli uffici giudiziari rivedendo ruoli e competenze; su migliori pratiche, con l’istituzione di un ufficio del monitoraggio delle performance dei singoli uffici giudiziari perché, ha detto Rossomando, «a parità di condizioni non tutti i distretti giudiziari hanno uguali risultati».

La prima grande riforma è quella del civile e in questo ambito il Nazareno punta sul potenziamento dei metodi alternativi di risoluzione delle controversie (Adr), grazie a incentivi fiscali, riduzione dei costi dell’arbitrato e investimenti sulla formazione professionale dei mediatori; sulla piena attuazione dell’ufficio del processo, con una task force a sostegno dei magistrati con competenze economiche, sociali e organizzative; sul rafforzamento del ruolo del giudice, con un passaggio per definire il tipo di procedimento in ragione dell’entità e della complessità della causa. «Quello dei tempi certi della giustizia è il terreno sul quale vogliamo unire chi ha a cuore le garanzie degli imputati con chi tiene ai diritti delle parti offese», ha spiegato il capogruppo dem in commissione Giustizia alla Camera, Alfredo Bazoli.

Ma è sul penale che il Pd propone le maggiori novità. «Vogliamo incentivare la definizione anticipata dei procedimenti e potenzie i riti alternativi - ha spiegato Rossomando - prevedendo la possibilità di estinguere alcuni reati con condotte riparatorie a tutela delle vittime ed evitando il rinvio a giudizio se non si ha la ragionevole certezza della possibilità di arrivare a una condanna». Accento poi sull’introduzione della videoregistrazione dell’assunzione delle prove dei processi di primo grado e sulla correzione “Spazzacorrotti” introducendo un meccanismo di prescrizione per fasi. Un paragrafo anche sul carcere, con l’idea di portare a completa attuazione la riforma Orlando aumentando gli spazi per il lavoro, lo studio e le attività e incentivando il ricorso alle pene alternative. Per il capogruppo Pd in commissione Giustizia al Senato, Franco Mirabelli, «potremmo aumentare gli sconti di pena per buona condotta da 45 a 60 giorni». Un piano complesso, definito «una vera riforma di sistema» dalla capogruppo dem alla Camera, Debora Searracchiani, e del quale, secondo la capogruppo dei senatori del Pd, Simona Malpezzi, «si dovrà discutere nel merito in Parlamento» .

C’è infine, un capitolo sul Csm, vera patata bollente della riforma dopo gli scandali che si stanno ripetendo da ormai due anni. L’obiettivo del Pd è limitare il correntismo anche attraverso un nuova legge elettorale e le nomine in ordine cronologico decise due mesi prima delle scadenza. «Chiediamo che nella valutazione del Pm si tenga conto del dato percentuale di smentite processuali delle ipotesi accusatorie ha spiegato Rossomando - introducendo criteri di modalità nell’elezione dei complenti del plenum del Csm». Si chiede poi parità di genere, l’introduzione del diritto d’intervento e di voto agli avvocati e ai professori universitari nei consigli giudiziari e l’accesso tramite concorso aperto anche ai non magistrati per i segretari del Csm e per l’ufficio studi. La novità decisiva, in questo contesto, è però la proposta di creare un’Alta Corte competente almeno per il giudizio d’appello per le decisioni disciplinari e amministrative degli organi di autogoverno di tutte le magistrature. «Noi difendiamo l’indipendenza della Magistratura ha scandito Letta - Ma le attuali forme di autogoverno sono inconcepibili e hanno fallito». La chiosa finale è di Franco Vazio, relatore della riforma del processo penale alla Camera. «Dobbiamo essere garantisti non come sinonimo di impunità, ma come ancoraggio ai valori costituzionali del giusto processo, della ragionevole durata e della presunzione d’innocenza».