«Sono convinto che la magistratura debba essere un potere indipendente: l’origine di tutti i mali è che un terzo dei componenti del Csm sia di nomina parlamentare, permettendo l’inquinamento tra potere legislativo e giudiziario». Parole e musica di Nicola Morra, presidente della Commissione parlamentare Antimafia, che interrogato sulla proposta di una Commissione di inchiesta sulla magistratura sferra un attacco non troppo velato alla componente laica del Csm, e quindi anche anche agli avvocati. Le parole di Morra non suonano nuove.  Si tratta infatti dello stesso presidente della commissione antimafia che voleva introdurre un  "bollino blu" per gli avvocati che certificasse la loro moralità e tenuta etica. E lo stesso Morra che in un impeto erdoganiano, aveva deciso che gli avvocati italiani erano troppi e andavano un po’ sfoltiti per risollevare le sorti della giustizia. Una passione, quella per gli avvocati, che Morra ha sempre condiviso con Piercamillo Davigo. Prima che le strade dei due si separassero a seguito dell'ultimo scandalo che ha travolto la magistratura. Parliamo del noto "caso verbali" di Piero Amara, quei verbali che Morra racconta di aver ricevuto da Davigo, secondo una versione dei fatti poi smentita dall'ex consigliere del Csm. Lo psicodramma è andato in scena in diretta Tv negli ultimi giorni. «Non gli ho mostrato nessun verbale», ha tuonato Davigo in studio da Giovanni Floris, a Di Martedì, smentendo dichiarazioni rilasciate da Morra solo poche ore prima, dallo studio di Massimo Giletti. Ma proprio oggi, a margine della conferenza stampa di presentazione della proposta di legge sull’apologia di mafia depositata dalla deputata M5s Stefania Ascari, Morra ha dichiarato: «Ho sempre avuto stima di Davigo, stima che rimane immutata. Sono convinto che tutto si chiarirà positivamente per le parti coinvolte».