La campagna di vaccinazione anti Covid va a ritmo veloce, ma rimangono fuori i senza fissa dimora e stranieri irregolari privi di carta d’identità. In sostanza, senza una residenza, non solo perdono il diritto al voto, al gratuito patrocinio, alla riscossione della pensione, a iscriversi al collocamento o aprire una partita Iva, ma perdono soprattutto il diritto all’assistenza sanitaria — tranne il pronto soccorso — e al welfare.

Secondo la Caritas nel nostro Paese ci sono circa 500mila persone che rischiano di non accedere alla vaccinazione anti Covid: italiani senza fissa dimora, richiedenti asilo, rifugiati e apolidi accolti in strutture collettive, cittadini comunitari in condizione di irregolarità, una parte della popolazione Rom e Sinti. A febbraio scorso, ricordiamo, tutte le associazioni aderenti al Tavolo immigrazione salute hanno scritto una lettera al ministro della Salute, Roberto Speranza, per includere nel piano vaccinale le categorie a oggi a rischio di esclusione. Ma nessuna risposta.

Per quanto riguarda i senza dimora, i comuni mettono a loro disposizione una via fittizia che consente l’iscrizione anagrafica e quindi accedere a tutti i servizi come gli altri cittadini.

La possibilità di vaccinazione fittizia

Ribadiamo, fittizia perché esiste solo sulla carta, non fisicamente. Una via virtuale frutto di una finzione giuridica che tuttavia produce effetti reali. Ma quanti ne usufruiscono? Non esistono dati ufficiali, non esiste un elenco presso l’Istat ( l’ultimo dato risale al 2015). La Federazione italiana organismi per le persone senza dimora, la Fiopsd, ha raccolto dei dati ed esce fuori una realtà disarmante: a ricevere dai comuni una via fittizia, sono solo poco più di 200 su una platea di 8000 senzatetto. Accade così che abbiamo migliaia di persone “invisibili” alla campagna di vaccinazione anti Covid. La Fiospd insiste nel dire che fare il vaccino è un diritto e un dovere di tutti. Come federazione sottolinea che non deve esistere una corsia diversa, sia essa privilegiata o trascurata. Le persone senza dimora, insiste nel dire la Fiospd, sono e valgono come tutte le altre persone che si trovano in Italia, cittadini o non cittadini, residenti o senza residenza, italiani o stranieri. Per questo la Federazione chiede che si applichino a loro i medesimi criteri e tempi di vaccinazione previsti per tutti.

Per i senza fissa dimora e stranieri irregolari restano le associazioni a prendersi cura di loro

Dall’Asgi (Associazione Studi Giuridici Immigrazione), alla Caritas Italiana, passando per Centro Astalli ed Emergency, alla stessa Intersos, Médecins du Monde, Medici contro la Tortura, Medici per i Diritti Umani ( Medu), Medici Senza Frontiere ( Msf), Sanità di Frontiera e Società Italiana di Medicina delle Migrazioni ( Simm), c’è chi si è fatto carico e garantito alla popolazione migrante quella prima assistenza sanitaria, spesso negata per burocrazia e ostacoli all’accesso. Associazioni che ora, riunite nel Tavolo immigrazione salute, hanno da mesi, com’è detto, lanciato un appello al ministro della salute affinché faccia rientrare nel piano tutte queste persone lasciate sole.

Ma questa pandemia ha messo in luce un problema che va al di là della possibilità dell’accesso alla vaccinazione, ma allo stesso sistema sanitario. Il Covid 19 rappresenta un ulteriore fattore di esclusione e di isolamento che aumenta l’invisibilità dei bisogni e amplifica le disuguaglianze tanto sul piano sociale che su quello, appunto, della salute.