Vittorio Sgarbi, deputato del gruppo Misto in quota Rinascimento, sul caso degli ex brigatisti arrestati in Francia spiega che «umanità e giustizia sono due valori che non possono essere l’uno esclusivo sull’altro», ma che «talvolta, in nome di una legge ferrea, si assiste a una totale mancanza di spirito umanitario».

Onorevole Sgarbi, la vicenda degli ex brigatisti arrestati e poi rilasciati in Francia ha riaperto la ferita degli anni di piombo. Che idea si è fatto?

Mi pare una soluzione migliore rispetto a quella dell’esilio politico. Nel senso che si riconosce il loro torto e si arriva all’estradizione seguendo una procedura che può essere non di soddisfazione per i parenti delle vittime ma che sancisce un principio corretto. Che poi l’estradizione richieda del tempo è il male minore, l’essenziale è sancire il principio che possano essere estradati. È difficile immaginare una soluzione che, in vigore di garanzie che hanno resistito fino a oggi, imponga di arrestarli tout court.

Secondo alcuni il loro rilascio potrebbe implicare una fuga, come fu per Cesare Battisti. C’è questo rischio?

Il fatto che siano stati comunque arrestati e poi messi in libertà vigilata è in ogni caso un passo in avanti. Si dice che non hanno diritto a essere rifugiati politici perché hanno commesso reati in Italia e questo serve a riconoscere l’attività diplomatica non certo di Di Maio ma di Draghi.

Ci arriveremo. Pensa che, dopo così tanti anni da quei reati, sia possibile fare giustizia seguendo il principio costituzionale del fine rieducativo della pena?

Questo è un problema che deve stabilire un magistrato italiano. Quando finirà la copertura della Francia ogni forma di grazia, indulgenza o attenuante deve essere stabilita da un tribunale italiano. Io, ad esempio, ero favorevole al fatto che Riina o Provenzano, quando divennero dei vegetali, venissero portati in ospedale. Esiste una clemenza in base alla quale non si può pensare che una persona sia pericolosa “perché può muovere un occhio”, come diceva De Raho. Tavolta, in nome di una legge ferrea, si assiste a una totale mancanza di spirito umanitario. Nella fattispecie, una volta che si è capito che la giurisdizione non è quella francese ma quella italiana, tutte le valutazioni devono essere fatte in Italia. Il punto chiave è chi ha la giurisdizione.

Mario Calabresi, figlio del commissario Luigi Calabresi, ha spiegato che nessuno chiede vendetta ma solo giustizia. Arriveremo a questo risultato?

Ha ragione Calabresi. Il problema è che l’umanità sul piano religioso e della comprensione non può prevalere sulla giustizia, la quale una volta stabilita la responsabilità di queste persone può applicare successivamente ed eventualmente una clemenza, come avvenuto in parte per Adriano Sofri. Ma umanità e giustizia sono due valori che non possono essere l’uno esclusivo sull’altro, quello dell’umanità non può prevalere su quello della giustizia.

Tornando a Draghi, la telefonata con Macron è arrivata dopo quella con von der Leyen sul Recovery plan. Non c’è il rischio che la sovraesposizione del presidente del Consiglio porti a una sorta di sterile propaganda in doppio petto?

Non è propaganda, Draghi è destinato a diventare presidente della Repubblica e quindi compie atti più di moral suasion nei confronti degli altri leader europei e mondiali che di governo vero e proprio. Non è propaganda delle funzioni che egli esercita ma, al limite, della sua legittimazione a diventare inquilino del Quirinale. Certo è che molti gesti e dichiarazioni vanno oltre il limite del potere esecutivo.

Non crede che dovrebbe, al contrario, limitarsi agli atti proprio di chi è presidente del Consiglio?

Sono delle interpretazioni, perché certamente quello che lui ha fatto rientra nelle sue funzioni e ciò che conta è l’indicazione di principio, che è quella di far rispettare l’Italia. Da queso punto di vista è un patriota: non vuole avere ragione per forza, ma vuole che l’Italia venga rispettata. È la dignità dell’Italia che si riaffaccia dopo anni di mancanza di buon governo.

È così sicuro che sarà lui il prossimo presidente della Repubblica?

Mi pare che il governo politico che ha scelto, a differenza di uno tecnico, sia l’embrione dell’adesione convinta di tutte le aree politiche alla sua futura candidatura al Colle. Ha spinto in modo particolare per avere al governo anche la Lega, che manifesta un rapporto di lealtà e chiarezza con Draghi. Al tempo stesso è giusto che Salvini rivendichi che molte delle cose che Draghi sta facendo rientrano nei temi del centrodestra.

Con Draghi al Colle si andrà al voto anticipato?

Nominerà una sua persona di fiducia, magari un tecnico, per portare a termine l’ultimo anno di legislatura. Mi pare impossibile che si voti prima.

Riavvolgendo il nastro di quest’intervista, crede che la futura ed eventuale estradizione degli ex brigatisti possa sanare in maniera definitiva la ferita degli anni di piombo o quel periodo storico è già chiuso nel cassetto?

Gli anni di piombo non ci sono più da un pezzo. È una storia passata. Ora ci sono gli anni del coprifuoco, che sono ancora peggio perché rappresentano una violenza di Stato contro i cittadini. I dpcm sono profondamente illegali, perché chiudere in casa le persone è un atto tipico del potere giudiziario, non di quello politico.