"Non è solo in Italia che si discute dei rapporti tra la politica e le toghe e non è solo in Italia che si conta su una commissione per studiarli". Inizia così il lungo articolo che Sabino Cassese ha dedicato alla "commissione d'inchiesta sull'uso politico della magistratura" che in queste settimane ha diviso la maggioranza. "È quindi utile fare qualche riflessione sia sulla legittimità, sia sullopportunità di uninchiesta parlamentare sulla giustizia", spiega Cassese. Il quale tira immediatamente in ballo larticolo 82 della Costituzione che "prevede che ciascuna Camera può disporre inchieste su materie di pubblico interesse". E non cè dubbio che quella dei rapporti tra politica e giustizia sia tale. "Largomento che il Parlamento non possa indagare sulla giustizia - spiega Cassese - perché questa appartiene ad un altro potere, dimostra troppo. Se fosse corretto, i giudici, a loro volta, non potrebbero indagare né parlamentari, né amministratori pubblici, che sono parte, rispettivamente, del potere legislativo e di quello esecutivo" Ma poi Cassese si spiega: "Se è legittimo che il Parlamento avvii una inchiesta sui rapporti tra politica e giustizia, è anche opportuno farlo? La situazione della giustizia, oggi, in Italia è peculiare. Da un lato, si assiste a una dilatazione del ruolo dei giudici, dallaltro ad una crescente inefficacia della giustizia.Molti osservatori concordano sul fatto che la magistratura sia diventata parte della «governance» nazionale; che vi sia una indebita invasione della magistratura nel campo della politica e delleconomia; che in qualche caso la magistratura cerchi persino di prendere il posto della politica, controllando anche i costumi, oltre ai reati, proponendosi finalità palingenetiche delle strutture sociali, stabilendo rapporti diretti con lopinione pubblica e con i mezzi di comunicazione, con una presenza continua nello spazio pubblico.Nella situazione ora descritta, un posto particolare hanno acquisito le procure, tanto che molti esperti parlano di una «Repubblica dei pm», divenuti un potere a parte, con mezzi propri, che si indirizzano direttamente allopinione pubblica, rubando la scena mediatica, avvalendosi della «favola» dellobbligatorietà dellazione penale, utilizzando la cronaca giudiziaria come mezzo di lotta politica e trasformando lItalia in una «Repubblica giudiziaria»" "Dallaltra parte, mentre la magistratura continua la politica malthusiana di reclutamento e sta dando uno spettacolo penoso per frantumazione correntizia, protagonismo e autoreferenzialità, il processo è in crisi per la sua lentezza. La Commissione sullefficacia della giustizia, del Consiglio dEuropa, ha valutato che per concludere un processo civile nei tre gradi sono necessari più di 7 anni e per un processo penale più di 3." "Il sistema politico, a sua volta, non è privo di colpe, perché legifera continuamente sulla giustizia, moltiplica i reati, non riesce a introdurre sanzioni diverse dal carcere, tollera mezzi di prova invasivi della vita privata delle persone, dilata luso del diritto penale e lascia il campo aperto alle procure; a corto di idee e programmi, ha delegato alla magistratura il controllo della virtù, sottoponendosi anchesso a tale controllo e rinunciando alle immunità che i costituenti avevano introdotto. Conclusione: è consigliabile avviare una inchiesta parlamentare sul rapporto tra politica e giustizia", conclude Cassese.