Secondo il filosofo Massimo Cacciari, «è indecente mandare a processo Salvini quando era del tutto evidente l’unanimità delle decisioni» sull’immigrazione, e «sulle questioni più drammatiche, come i lager libici, il leader della Lega ha portato avanti il lavoro di Minniti». Professor Cacciari, c’è «un intervento a gamba tesa dei giudici in politica» sul caso Salvini come dicono diversi esponenti di centrodestra? I giudici sono stati investiti dal Parlamento di questa questione e in tutta autonomia hanno deciso di conseguenza, non vedo dove stia il problema. Se la politica non vuole che questo accada, che i parlamentari facciano leggi talmente chiare e definiscano fattispecie talmente nette per cui il lavoro e l’interpretazione del giudice possano essere davvero tali e non creativi. Più è confusa la legge, più il margine di libera interpretazione aumenta. Cosa non è chiaro nella fattispecie? Nella materia per cui sarà processato Salvini non c’è una norma che abbia una forma chiara. La materia in sé è confusa così come la responsabilità politica degli attori chiamati in causa. Non si capisce se fosse responsabilità del ministero dei Trasporti, dell’Interno, della Difesa, della Giustizia. Non si capisce nulla, di cosa ci stupiamo? Quindi ha ragione Salvini a dire che era una decisione collegiale dell’intero Consiglio dei ministri? Certamente. La sua teoria ha strafondamento, basta avere un minimo di onestà intellettuale per riconoscerlo. È indecente mandare a processo Salvini quando era del tutto evidente l’unanimità delle decisioni. Il presidente del Consiglio Conte propagandava le idee di Salvini facendo anche mediaticamente da “sandwich” in conferenza stampa tra lui e Di Maio. Come fa a non avere responsabilità? Condivide l’analisi per cui Salvini non abbia fatto altro che continuare il lavoro di Minniti sulle Ong? Sulle questioni più drammatiche, come i lager libici, certamente Salvini ha portato avanti il lavoro di Minniti. Su altri aspetti, come i salvataggi in mare, non credo che Minniti sarebbe arrivato a tenere al largo una nave dove si moriva di sete.Cosa porta i giudici a rinviare a giudizio la politica per un caso piuttosto che per un altro, pur in presenza di similitudini nelle strategie d’azione? È una questione di diverse culture che si agitano all’interno della magistratura, non solo italiana, tra chi pensa all’interpretazione della legge sulla base di valori sovradeterminati e chi pensa piuttosto a un’esplicazione pura e semplice della norma. È un discorso di base su diverse teorie dell’esperienza giuridica che non è il caso qui di affrontare. L'INTERVISTA INTEGRALE SULL'EDIZIONE DEL 20 APRILE