Nel corso di questi cinque anni, cinque giorni su sette, abbiamo parlato del carcere e di tutto ciò che ruota intorno alla privazione della libertà. Abbiamo attraversato quattro governi diversi e quindi ben quattro approcci differenti, da parte delle istituzioni, di affrontare le annose problematiche che riguardano il sistema penitenziario che inevitabilmente si legano a quello giudiziario. Il lavoro giornalistico è quello di cane da guardia della democrazia. Il luogo carcerario, così come le altre istituzioni totali, ha un elemento evidente: la chiarezza nel rapporto fra chi ha il potere e chi non lo ha. E riguarda tutti, anche i colletti bianchi. Una volta varcato le soglie del carcere, il loro potere decade e subisce le stesse storture e arbitri di tutti gli altri. Non a caso questo giornale si è occupato di un Marcello Dell’Utri che era gravemente malato in carcere, così come l’ultimo migrante senza difesa alcuna. Tanti i casi di malati e privi di cure e di internati Per quanto riguarda il carcere, per la prima volta abbiamo dato voce a numerosi avvocati penalisti che hanno come assistiti diversi profili di detenuti: da quelli comuni, passando per l’alta sicurezza, fino ai 41 bis. Grazie alle loro istanze, abbiamo portato a conoscenza dei lettori come si vive in galera. Ma anche a chi, in carcere, non ci poteva proprio stare. Tanti i casi di malati e privi di cure, gli internati senza però poter fare attività lavorative come è previsto , sulla carta,in una casa lavoro. Abbiamo portato alla luce i casi di chi è trattenuto illegalmente dentro il carcere in attesa che si liberi un posto in una Rems. Tante le violazioni che riguardano il 41 bis. Abbiamo dato notizia dell’incredibile caso del 73 enne Nicola Antonio Simonetta che era al carcere duro nonostante le sentenze lo indicassero estraneo alla ‘ndrangheta. Carcerazione revocata dopo la nostra denuncia. Come giornale, siamo stati i primi (e forse gli unici) a parlare del “super” 41 bis. La cosiddetta area riservata che rende il 41 bis ulteriormente più duro. Seguimmo passo dopo passo l’iter della riforma dell’ordinamento penitenziario voluta dall’ex guardasigilli Andrea Orlando. Abbiamo sostenuto in particolare Rita Bernardini del Partito Radicale che con i suoi lunghi scioperi della fame cercava dialogo con il governo. Una riforma che però si è realizzata a metà. Abbiamo affrontato il discorso dell’ergastolo ostativo seguendo anche i ricorsi alla Corte Europea, dando notizia di quando fu accolto quello presentato dall’ergastolano Marcello Viola. Solo dopo, molto dopo, i giornali che amano creare indignazione facile, se ne accorsero per remare contro le decisioni delle Alte Corti contro l’illegittimità dell’ostatività. Nel corso di questi ultimi anni, ci siamo occupati anche dei presunti pestaggi all’interno delle carceri italiane. I presunti pestaggi da Ivrea, a Viterbo a San Gimignano Per la prima volta abbiamo parlato del caso del carcere di Ivrea, di quello di Viterbo nei confronti di un ragazzo che sarebbe stato pestato da 10 agenti, poi quello di San Gimignano andando in fondo e reperendo la certificazione medica che attestava dei lividi. Caso che recentemente si è concluso con una condanna di primo grado. Ma anche di tante altri vicende, poi archiviate. Non sono mancate polemiche, anche attacchi da parte di qualche sindacato di polizia penitenziaria o direttori stessi come quando denunciammo dell’utilizzo dell’idrante al carcere di Tolmezzo. Come giornale, però non ci siamo dimenticati nemmeno degli agenti penitenziari stessi, i quali lavorano in condizioni difficili. Sempre Il Dubbio, con il sito on line, ha seguito 24 ore su 24 l’evolversi delle questioni. Siamo riusciti a non far estradare in Russia Anastasia Chekaeva Abbiamo dato esclusive, denunce, abbiamo perso delle battaglie, ma vinte tante altre come il caso di Anastasia Chekaeva che rischiava l’estradizione in Russia. Siamo stati intervistati e citati dal servizio di Report sulle carceri a cura di Bernardo Iovene. Dato in anteprima i primi detenuti morti per Covid , anche quando il virus è entrato al 41 bis di Opera e poi di Parma.L’estate scorsa, quasi a suggellare la nostra attività giornalistica sul tema, il nostro amministratore Roberto Sensi ha affrontato un lungo viaggio in bicicletta “Sulle ali della libertà”. Circa 2000 km intervallati da visite negli istituti penitenziari italiani e chiacchierate con chi vive il carcere. I nostri punti di riferimento sono state le associazioni come Antigone, Nessuno Tocchi Caino, L’Altro Diritto, Yairaiha, Ristretti orizzonti, l’Osservatorio carceri delle Camere penali italiane. Non da ultimo il Garante nazionale delle persone private della libertà.