Non è chiaro chi, a Piazza dell’Indipendenza, abbia messo sul tavolo della discussione le nomine alla Procura di Milano. Quel che è certo è che la questione ha suscitato non poche tensioni. E il caos che si è scatenato attorno al consigliere laico Alessio Lanzi, passato dalla prima alla quinta commissione dopo il suo «inopportuno» - così è stato definito dal Comitato di presidenza del Csm - incontro con l’avvocato di Luca Palamara, Roberto Rampioni, secondo alcuni, potrebbe nascere proprio dalle differenti posizioni attorno a questo delicatissimo argomento. Che ora si arricchisce di un’ulteriore ipotesi, lanciata ieri dal quotidiano Domani: la possibilità che sul procuratore Francesco Greco sia stato aperto un fascicolo per incompatibilità ambientale.

LE NOMINE A MILANO

Il nodo centrale riguarda la nomina dei procuratori aggiunti a Milano. Nel corso dell’audizione dello scorso 25 marzo, la presidente della prima commissione, Elisabetta Chinaglia, ha chiesto all’ex presidente dell’Anm Palamara se fosse stato il procuratore Greco a suggerirgli i nomi delle persone da nominare. Domanda alla quale l’ex pm ha risposto negativamente: le nomine, ha ribadito, sono avvenute sulla base degli accordi con le correnti, a Milano come altrove. L’interlocuzione con Greco, dunque, avrebbe riguardato altro. Ma l’insistenza, nel corso dell’audizione, sulla procura di Milano c’è stata ed è stata evidente a tutti. La tensione, nei dintorni del Palazzo di Giustizia meneghino, è alta. E gli strascichi della sentenza Eni, con il botta e risposta tra Procura e Tribunale, poi sedato da una nota congiunta, sono la prova che qualcosa, negli uffici di via Freguglia, non va. E a pochi mesi dal pensionamento di Greco - che lascerà il 12 novembre prossimo e per la cui poltrona sono già in fila, tra gli altri, Nicola Gratteri e Paolo Ielo - la prospettiva di un procedimento per incompatibilità ambientale appare, ai più, inutile.

NESSUNA COMUNICAZIONE DALLA PROCURA GENERALE

Quel che è certo, allo stato attuale, è che al plenum del Csm non è arrivata alcuna comunicazione da parte della procura generale della Cassazione: improbabile, dunque, che si possa parlare di un procedimento disciplinare a carico del procuratore. Ma in prima commissione, quella deputata alle procedure di incompatibilità, è in corso una fase di pre- istruttoria su tutte le chat di Palamara, ovvero un faldone contenente 60mila conversazioni che riguardano circa cento magistrati. Alcuni orientamenti sono già chiari: per alcuni magistrati si va verso l’archiviazione de plano, per altre pratiche più complesse potrebbe arrivare la richiesta d’archiviazione da sottoporre comunque al plenum, ma senza troppe difficoltà. Altri casi, invece, risultano ben più complicati. I tempi, dunque, sono lunghi. E un possibile fascicolo su Greco - alcune fonti parlano già di «fase istruttoria» - richiederebbe, comunque, una lunga analisi, che potrebbe arrivare a ridosso del pensionamento. Ma dall’audizione del 25 marzo, stando alle informazioni trapelate, nessun elemento fornito da Palamara porterebbe sostegno a tale tesi.

PALAMARA IN ANTIMAFIA

L’ex pm, nei prossimi giorni, sarà audito anche dalla commissione parlamentare Antimafia in una data «che verrà stabilita quanto prima», ha annunciato il presidente della commissione Nicola Morra. Dal canto suo, Palamara ha già annunciato di essere «a disposizione di tutte le istituzioni». Ma trattandosi di «argomenti delicati», l’ex capo dell’Anm ha suggerito l’opportunità di avere di fronte «il legittimo contraddittore, per vedere in che modo avere un confronto, per vedere se il racconto che io faccio, ad esempio, su come si sono svolte determinate nomine, sia vero o no».

PENALISTI SOLIDALI CON LANZI E RAMPIONI

La vicenda Lanzi ha intanto suscitato la reazione dell’Unione delle Camere penali. Che «censura» l’iniziativa che ha determinato il suo addio alla prima commissione: «Il componente laico del Csm Alessio Lanzi è stato messo all’indice, sulla stampa», per l’incontro con Rampioni. Un incontro «tutt’altro che inconsueto tra due amici che si frequentano, si stimano e collaborano, professionalmente ed accademicamente, da decenni», fissato «ben prima che venisse disposta l’improvvisa convocazione». Pur non entrando nelle dinamiche del Csm, la Giunta dell’Ucpi ha sottolineato come, ancora una volta, «abbia avuto il sopravvento quella odiosa cultura del sospetto che sempre accompagna l’operato dell’avvocato difensore. La gratuità della illazione e la tetragona indifferenza ad ogni spiegazione alternativa offerta dai due illustri e stimati Colleghi confermano come alberghi anche in Piazza dei Marescialli l’idea malsana che l’avvocato difensore sia sempre complice del proprio assistito, e perciò univocamente sospettabile di operare, in ogni occasione ed in ogni luogo, a tutela di oscuri interessi, indifferente ad ogni regola di correttezza e di legalità».