Se hai lambizione di diventare avvocato del popolo, trasformarti in avvocato di un solo Movimento dovrebbe essere un gioco da ragazzi. E così, Giuseppe Conte, svestiti i panni del premier - e in procinto di indossare quelli di leader politico - mette a disposizione del partito con le cinque stelle tutte le competenze acquisite nella vita precedente, quando lavvocato lo faceva per davvero. Perché in un partito sul punto di risolvere per carte bollate i problemi di convivenza con Casaleggio e la sua piattaforma Rousseau, di un legale cè bisogno eccome. In ballo ci sono parecchi quattrini, circa 450 mila euro, che il figlio del cofondatore pretende dal M5S per far funzionare il sistema di democrazia diretta. A tanto ammonterebbero gli arretrati per i servizi finora erogati da Rousseau ma mai saldati dai parlamentari, che da tempo hanno smesso di versare lobolo per la piattaforma. Ma paradosso vuole che senza un accordo con Casaleggio - che in via cautelare ha fermato le macchine - Conte non potrà mai diventare capo del Movimento, visto che anche per rottamare Rousseu bisogna passare per Rousseau secondo le contorte regole pentastellate. E per uscire dallo stallo lavvocato grillino ha radunato attorno a un tavolo colleghi giuristi ingaggiati per districarsi tra statuti, regolamenti, postille, contratti di fatto e accordi presunti. Obiettivo: liberarsi del figlio di Gianroberto nel modo più indolore, ed economico, possibile individuando il cavillo capace di sbloccare la trattativa. «Rousseau? Non vedo perché oggi si debba decidere di non usarlo più, ci sono ruoli e pretese da chiarire. Spero di comporre amichevolmente», dice Conte dopo aver chiacchierato con Letta. Come a dire: se Casaleggio accetta di trasformarsi in un semplice fornitore di servizi senza troppe pretese può anche pensare di ottenere qualche ritorno economico, altrimenti le strada per il Tribunale è lunica possibile. E lex premier la conosce a memoria.