Emmanuel Macron ha ammesso, «in nome della Francia», che l'avvocato e leader nazionalista Ali Boumendjel è stato «torturato e assassinato» dall'esercito francese durante la guerra algerina nel 1957, omicidio all'epoca mascherato da suicidio. Il Capo dello Stato lo ha annunciato ai nipoti di Ali Boumendjel quando li ha ricevuti martedì, uno dei gesti di pacificazione raccomandati dallo storico Benjamin Stora nel suo rapporto sulla colonizzazione e la guerra algerina, al fine di risolvere le tensioni intorno alla memoria di questo conflitto. «Nel cuore della battaglia di Algeri, è stato arrestato dall'esercito francese, messo in isolamento, torturato, poi assassinato il 23 marzo 1957», precisa l'Eliseo in un comunicato stampa. Nel 2000, «Paul Aussaresses (ex capo dell'intelligence ad Algeri, ndr) stesso ha confessato di aver ordinato a uno dei suoi subordinati di ucciderlo e mascherare il crimine come suicidio». Martedì, il Presidente della Repubblica ha ricevuto al Palazzo dell'Eliseo quattro nipoti di Ali Boumendjel per raccontare loro, a nome della Francia, quello che Malika Boumendjel avrebbe voluto sentire: «Ali Boumendjel non si è suicidato. È stato torturato e poi assassinato», aggiunge la presidenza francese. «Ha anche raccontato loro la volontà di continuare il lavoro iniziato diversi anni fa per raccogliere testimonianze e incoraggiare il lavoro degli storici aprendo gli archivi, per dare i mezzi a tutte le famiglie dei dispersi, su entrambe le sponde del Mediterraneo, per conoscere la verità». Questo gesto «non è un atto isolato», promette il presidente. «Nessun crimine, nessuna atrocità commessa da nessuno durante la guerra d'Algeria può essere giustificata o nascosta. Questo lavoro sarà esteso e approfondito nei prossimi mesi, in modo che possiamo andare avanti verso la pacificazione e la riconciliazione», conclude il comunicato stampa, che chiede di «guardare in faccia la storia, riconoscere la verità dei fatti» per «una riconciliazione dei ricordi». «La generazione dei nipoti di Ali Boumendjel deve essere in grado di costruire il proprio destino, lontano dai due solchi dell'amnesia e del risentimento. È per loro adesso, per i giovani francesi e algerini, che dobbiamo avanzare sulla via della verità, l'unica che può portare alla riconciliazione dei ricordi», precisa l'Eliseo. Il mese scorso, la nipote di Ali Boumendjel, Fadela Boumendjel-Chitour, ha denunciato la «menzogna dello Stato (francese) che è stata devastante».