Matteo Renzi deve chiarire la natura dei suoi rapporti col principi ereditario saudita Mohammed Bin Salman. A chiederlo, a più voci, sono gli ex alleati del Conte due - Pd, M5S e Sinistra italiana - dopo la la pubblicazione del rapporto dell’Intelligence nazionale degli Stati Uniti che dimostrerebbe l’implicazione diretta del principe ereditario saudita nella pianificazione dell’uccisione di Jamal Khashoggi, giornalista del Washington Post, avvenuta il 2 ottobre del 2018 nel consolato saudita di Istanbul. Il leader di Italia viva, infatti, è membro del consiglio dei garanti della Future Investment Initiative, un'organismo controllato dalla famiglia reale saudita per conto del quale Renzi si è recato più volte a Riad per tenere delle conferenze dietro compenso. «È un grande piacere e un grande onore essere qui con il grande principe Mohammad Bin Salman. Per me è un privilegio poter parlare con te di Rinascimento», dichiarava Renzi nel corso di colloquio col principe ereditario avvenuto nei giorni in cui in Italia il suo partito apriva la crisi di governo. «Credo che l'Arabia Saudita possa essere il luogo per un nuovo Rinascimento», proseguiva il senatore membro, tra l'altro, della commissione Difesa. Ma da dove nasce questo rapporto particolare tra Renzi e il principe ereditario adesso accusato di essere il responsabile di un atroce omicidio politico? È quello che vogliono sapere molti esponenti politici che adesso invitano il capo di Italia viva a fare chiarezza. «Matteo Renzi aveva detto che dopo la crisi avrebbe chiarito i suoi rapporti con l'Arabia Saudita e il "grande principe ereditario". Lui non ha ancora detto nulla, ma ci ha pensato Joe Biden. Chiarire ora non è solo questione di opportunità, ma di interesse nazionale», dice l'ex ministro dem per il Sud Peppe Provenzano, seguito a ruota da altri compagni di partito. Come il deputato  Michele Bordo che rincara: «Renzi ci dica anche se è ancora convinto che in Arabia Saudita sia in atto un nuovo Rinascimento e che il principe ne sia addirittura l'interprete. Da quello che emerge in queste ore non mi pare proprio. Verificheremo se sia il caso di assumere una iniziativa parlamentare: dobbiamo chiarire questa vicenda. Si tratta di un tema di sicurezza nazionale ed è utile che un senatore della Repubblica, che ha avuto un ruolo importante nella nascita di questo governo, chiarisca realmente i suoi rapporti». Anche Gianni Cuperlo invoca chiarezza su Facebook: «Renzi aveva annunciato che, una volta archiviata la crisi di governo, avrebbe offerto le motivazioni di quella sua iniziativa. È opportuno che lo faccia. Se possibile presto». Per il Movimento 5 Stelle è il capogruppo nella commissione Esteri del Senato, Gianluca Ferrara, a prendere posizione: «Roba degna del più buio Medioevo, altro che Rinascimento. Mentre lui andava in Arabia Saudita a tessere le lodi di un regime assassino, il governo di Giuseppe Conte e la Farnesina guidata da Luigi Di Maio bloccavano ogni vendita di armi verso quello stesso regime. Tra cui le bombe usate in Yemen che Renzi aveva deciso di vendere all'Arabia Saudita nel 2016». Durissime critiche anche dal segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni: «Renzi aveva promesso di rispondere sui suoi rapporti con quel regime dopo la fine della crisi di governo, è arrivato quel momento. Ora chiarisca per trasparenza e per dovere di onestà nei confronti dei cittadini italiani». E una presa di posizione netta arriva anche da Amnesty International, convinta che sia «inopportuno essere invitati in forum internazionali che sono emanazione diretta della monarchia saudita e tacere sul sistema di violazioni dei diritti umani». Per il momento da Italia viva tutto tace, ma c'è da scommettere l'omicidio Khashoggi riaprirà un regolamento di conti interno alla sinistra tra Renzi e il resto degli ex alleati.