Sessantasette magistrati che scrivono una lettera accorata al  Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e gli chiedono un «intervento immediato nel suo ruolo di garante della Costituzione,  «affinché sia finalmente intrapreso il cammino per leliminazione dei fattori distorsivi dellimparzialità e buon andamento della funzione di autogoverno ripristinando la legalità delle sue dinamiche». Per uscire dal caos e recuperare trasparenza i magistrati firmatari della lettera  ritengono che serva «il sorteggio perla selezione dei componenti del Csm». I togati  si rivolgono dunque direttamente al Capo dello Stato per chiedere «che siano rimosse le cause che hanno condotto alla grave delegittimazione di articolazioni essenziali dellOrdinamento Giudiziario e del Sistema di autogoverno della Magistratura e che sia assicurato lallontanamento da tali ruoli di coloro che non sono risultati allaltezza del compito». In una lettera resa pubblica  dallAdnkronos, i 67 giudici scrivono a Mattarella, anche in qualità di Presidente del Csm. Tra i firmatari ci sono il gip di Palermo Giuliano Castiglia, Clementina Forleo del Tribunale di Roma, Lorenzo Matassa di Palermo, Gabriella Nuzzi di Napoli. «Le chiediamo, signor Presidente, di tornare a intervenire con la Sua autorevolezza, per avviare finalmente lormai non più differibile azione di recupero della fiducia di cui lOrdine Giudiziario e la gran parte dei Magistrati meritano di godere, e della credibilità della Giurisdizione, baluardo prezioso ed essenziale dello Stato di diritto delineato dai nostri Costituenti», scrivono i magistrati . I magistrati  fanno poi riferimento allintervento di Mattarella, il 19giugno del 2019 al Csm, quando « esprimeva, con fermezza, il grave sconcerto e la riprovazione per la degenerazione del sistema correntizio e linammissibile commistione fra politici e magistrati, evidenziando come tali fenomeni avessero pesantemente compromesso il prestigio e lautorevolezza dellOrdine Giudiziario», E al nuovo intervento, un anno dopo, il 29 maggio 2020, quando, «imperversando e intensificandosi ulteriormente lo scandalo che sta abbattendo completamente la credibilità delle istituzioni giudiziarie, attraverso una nota del Suo Ufficio stampa, nellevidenziare come in quel momento non potesse farsi luogo allo scioglimento del CSM, Ella ha ribadito come sia compito del Parlamento quello di predisporre e approvare una legge che preveda un Consiglio Superiore della Magistratura formato in base a criteri nuovi e diversi». E proseguono poi nella lettera: «Oggi, un altro anno è passato ma, con grande rammarico, dobbiamo prendere atto che il Suo accorato auspicio è rimasto inevaso e che le iniziative legislative, pur annunciate come imminenti, sono ben lungi dal tradursi in realtà. Nel frattempo, lo scandalo continua a imperversare e, lungi dal placarsi, è costantemente alimentato dalluscita di nuove e allarmanti notizie che rendono il quadro complessivo sempre più inquietante e inaccettabile». E ancora: «Al netto di ogni tentativo di strumentalizzazione, di cui siamo pienamente consapevoli, riteniamo che i fatti, come pubblicamente esposti dagli organi di informazione, siano troppo gravi per rimanere inesplorati e non verificati». «Si avverte, inoltre, una profonda contraddizione rispetto allesigenza di trasparenza e completa conoscenza di quanto risultante dagli atti. Ufficialmente, essi sono confinati nelle mani di poche Autorità; di fatto, però, sono nella disponibilità di tantissimi, a cominciare dai media. Così, in questo contesto delicatissimo, il rischio di un loro uso strumentale e distorto, condizionato da convenienze e scopi particolari, è straordinariamente grave», denunciano i 67 magistrati. «Il vano trascorrere del tempo, inoltre, anche in ragione dei termini normativamente previsti per laccertamento delle condotte dei singoli, pone a rischio ogni possibilità di futura verifica, tanto da farci ritenere auspicabile lintervento di una Commissione Parlamentare di inchiesta volta a fare definitiva chiarezza - chiedono poi i magistrati- E tuttavia, pensiamo di non potere rassegnarci alla inerzia». «Siamo da tempo e restiamo fermamente convinti che la via per il ripristino della credibilità della Giurisdizione, oltre che per uninequivoca e pubblica risposta agli appelli alla trasparenza(troppo spesso elusi, strumentalizzati o del tutto inevasi), passi ineludibilmente per una radicale riforma dellOrdinamento giudiziario- concludono - Avvertiamo, in questo, perfetta sintonia con quanto Ella, purtroppo finora inascoltata, ha così autorevolmente e ripetutamente sollecitato. Due dovrebbero essere, a nostro giudizio, i punti essenziali e imprescindibili di tale iniziativa linserimento del sorteggio nella procedura di selezione dei componenti del CSM e la rotazione degli incarichi direttivi e semi-direttivi. Lungi dallessere in contrasto con la Carta costituzionale, specie ove seguito da una elezione successiva tra un numero predeterminato di candidati estratti a sorte (e non il contrario, come, forse non a caso, alcuni esponenti delle c.d. correnti hanno in passato proposto),il sorteggio rappresenta lunico sistema idoneo a garantire limparzialità della funzione di autogoverno e leffettività dei principi di distinzione dei magistrati soltanto per diversità disfunzioni, di indipendenza dei magistrati e di soggezione dei giudici soltanto alla legge». «La rotazione, a sua volta, è in grado di eliminare in radice il carrierismo e la concentrazione di potere in mano a pochi, fenomeno preoccupante e dei cui effetti distorsivi e dannosi le recenti cronache ci hanno resi tutti ancor più consapevoli».