Dopo l'allarme lanciato dai presidenti degli ordini degli avvocati del Veneto, oggi è il vertice del Coa di Pordenone, l'avvocato Alberto Rumiel, a segnalare come ci sia una «notevole scopertura in termini di organico», che riguarda in primis le cancellerie. A livello di dati, ci dice il presidente Rumiel, «abbiamo solo due cancellieri all'Ufficio del Giudice di pace, quando il numero richiesto sarebbe di sette unità. A ciò si aggiunge una scopertura del 40% circa in Tribunale. Su settanta cancellieri ne mancano trenta».

Nonostante questo, ci tiene a precisare Rumiel, «all'esterno il servizio si riesce a dare, anche se a fatica, però non sappiamo ancora per quanto questa situazione possa reggere». E per fortuna nessuno al momento è in smart- working. Ciò è frutto di una proficua collaborazione tra Consiglio dell'Ordine, Presidenza del Tribunale e uffici di cancelleria: «Noi abbiamo cercato di telematizzare molti servizi, abbiamo un sito del tribunale dove l'avvocatura e la magistratura e gli uffici collaborano molto a livello di gestione. Tuttavia negli uffici dei giudici di pace, che pure gestiscono una rilevante opera in termini di contenzioso, è quasi blocco totale, in quanto non è previsto il processo civile telematico». Questa situazione, «senza uno sforzo comune da parte di tutti, senza la buona volontà e il desiderio di risolvere i problemi, avrebbe portato alla paralisi dei servizi». La causa di queste criticità, ci spiega sempre l'avvocato Rumiel, «risiede nel fatto che molte risorse degli uffici di cancelleria sono andate e andranno a breve in pensione ma non è prevista l'immissione di nuove figure per sostituirle. Ormai andiamo avanti così da circa un anno e mezzo». Si potrebbe pensare che questa situazione esasperi i rapporti tra avvocati e cancellieri ma il Presidente Rumiel rassicura: «Ci rendiamo conto che il problema non deriva da una assenza di buona volontà del personale ma dipende in gran parte da una assenza di organico nelle cancellerie.

Guardiamo al futuro con preoccupazione». A ciò si aggiunge che «noi abbiamo ottenuto uno stanziamento nel 2018 per la ristrutturazione di parte del tribunale ma i lavori ancora non sono stati appaltati. A tal fine rivendichiamo una sorta di autonomia: se avessimo potuto gestire queste commesse oggi avremmo finito tranquillamente i lavori di ammodernamento. Invece il Provveditorato del Triveneto evidentemente è impegnato in altre opere». Il sentimento è quello di essere indifferenti a Roma: «Siamo ignorati nonostante le plurime richieste soprattutto sul fronte delle cancellerie. Noi abbiamo espresso questo disagio al Presidente del Tribunale che d'accordo con noi ha trasmesso al ministero le nostre istanze, ma al momento nessuna soluzione è sul tavolo». Fortuna che fino ad ora a Pordenone è stata messa in campo una ottima ' autogestione', anche nel periodo più duro della pandemia: «Grazie sempre alla collaborazione con il Tribunale, abbiamo gestito ottimamente l'emergenza, garantendo distanziamento, scaglionando le udienze, evitando gli assembramenti e ricorrendo ad una informatizzazione nei servizi di Cancelleria».