Forse con Draghi la gestione della pandemia sarà basata sulle regole anziché sui divieti (finalmente)
ABISSI VIRALI. Finora ha prevalso un meccanismo sbrigativo: aumentano i contagi, apriamo il rubinetto delle restrizioni. Con l’ex governatore Bce al vertice del governo c’è da augurarsi un rovesciamento: le attività restano aperte nel rispetto di protocolli rigorosi, si chiude solo se si dimostra l’insufficienza di quelle procedure
Non ultimo tra i problemi che il nuovo governo si troverà ad affrontare vi è il modello di gestione della pandemia.
Semplificando, fin qui si è adottato un modello nel quale il governo della pandemia era affidato alla gestione del rubinetto dei divieti: nelle fasi di aumento dei contagi si stringeva il rubinetto, aumentando il novero dei divieti; nelle fasi favorevoli si allentava la stretta, rimuovendo gradualmente questo o quel divieto. Dopo un anno di sperimentazione forse siamo pronti a passare a un modello diverso, in cui alla logica apertura/chiusura si sostituisce il fine tuning delle regole.
Qualche esempio: piuttosto che dire che cinema e teatri sono tutti chiusi, è possibile immaginare regole che disciplinino, anche molto severamente, gli accessi (quante persone in rapporto alla capienza massima, che durata massima dello spettacolo, assenza di intervalli, eventualmente sottoposizione a test preventivi individuali rapidi…). Piuttosto che chiudere tutti i ristoranti, o chiuderli tutti a cena lasciandoli aperti a pranzo, disciplinare con rigore accessi, spazi, controlli… Piuttosto che “chiudere” le regioni, regolare il viaggio di chi si muove, magari con mezzo proprio: test preventivo, disciplina delle soste negli autogrill, quante persone in auto…
È vero che i due modelli sono e saranno ibridi: già oggi accanto alle chiusure esistono regole, e anche le regole potranno prevedere taluni divieti. Ma tra i due modelli cambia il focus, in qualche modo si rovescia l’onere della prova: nel secondo modello lo Stato si impegna a non usare i divieti fin quando non si dimostri che non è possibile adottare un sistema di regole che – lasciando aperta quella specifica attività – consenta di contenere significativamente il rischio di contagio.
Il passaggio al modello delle regole non è auspicabile solo – e non sarebbe poco – perché più aderente a uno Stato di diritto. Ma anche perché produrrebbe effetti economici significativi, per le categorie interessate e per lo stesso bilancio pubblico.
È ormai chiaro che ogni qual volta lo Stato vieta una determinata attività ne azzera la capacità di generare ricchezza, e sarà costretto a “ristorare” (mai abbastanza peraltro) imprese e persone che ne sono colpite. Una sostituzione dei divieti con regole di comportamento avrebbe effetti meno catastrofici: singole imprese potrebbero trovare il rispetto delle regole troppo oneroso, e scegliere la chiusura; ma questo farebbe salire i prezzi, rendendo quindi più conveniente per altri accettare gli oneri imposti dalle regole e rimanere aperti.
Ecco: piuttosto che interrogarsi su quale ministro della Salute sceglierà il Presidente Draghi, occorrerebbe chiedersi se è orientato, ogni qual volta il suo ministro gli proporrà una chiusura, a chiedergli conto del perché invece della chiusura non propone regole di comportamento.
Forse con Draghi la gestione della pandemia sarà basata sulle regole anziché sui divieti (finalmente)
Non ultimo tra i problemi che il nuovo governo si troverà ad affrontare vi è il modello di gestione della pandemia.
Semplificando, fin qui si è adottato un modello nel quale il governo della pandemia era affidato alla gestione del rubinetto dei divieti: nelle fasi di aumento dei contagi si stringeva il rubinetto, aumentando il novero dei divieti; nelle fasi favorevoli si allentava la stretta, rimuovendo gradualmente questo o quel divieto. Dopo un anno di sperimentazione forse siamo pronti a passare a un modello diverso, in cui alla logica apertura/chiusura si sostituisce il fine tuning delle regole.
Qualche esempio: piuttosto che dire che cinema e teatri sono tutti chiusi, è possibile immaginare regole che disciplinino, anche molto severamente, gli accessi (quante persone in rapporto alla capienza massima, che durata massima dello spettacolo, assenza di intervalli, eventualmente sottoposizione a test preventivi individuali rapidi…). Piuttosto che chiudere tutti i ristoranti, o chiuderli tutti a cena lasciandoli aperti a pranzo, disciplinare con rigore accessi, spazi, controlli… Piuttosto che “chiudere” le regioni, regolare il viaggio di chi si muove, magari con mezzo proprio: test preventivo, disciplina delle soste negli autogrill, quante persone in auto…
È vero che i due modelli sono e saranno ibridi: già oggi accanto alle chiusure esistono regole, e anche le regole potranno prevedere taluni divieti. Ma tra i due modelli cambia il focus, in qualche modo si rovescia l’onere della prova: nel secondo modello lo Stato si impegna a non usare i divieti fin quando non si dimostri che non è possibile adottare un sistema di regole che – lasciando aperta quella specifica attività – consenta di contenere significativamente il rischio di contagio.
Il passaggio al modello delle regole non è auspicabile solo – e non sarebbe poco – perché più aderente a uno Stato di diritto. Ma anche perché produrrebbe effetti economici significativi, per le categorie interessate e per lo stesso bilancio pubblico.
È ormai chiaro che ogni qual volta lo Stato vieta una determinata attività ne azzera la capacità di generare ricchezza, e sarà costretto a “ristorare” (mai abbastanza peraltro) imprese e persone che ne sono colpite. Una sostituzione dei divieti con regole di comportamento avrebbe effetti meno catastrofici: singole imprese potrebbero trovare il rispetto delle regole troppo oneroso, e scegliere la chiusura; ma questo farebbe salire i prezzi, rendendo quindi più conveniente per altri accettare gli oneri imposti dalle regole e rimanere aperti.
Ecco: piuttosto che interrogarsi su quale ministro della Salute sceglierà il Presidente Draghi, occorrerebbe chiedersi se è orientato, ogni qual volta il suo ministro gli proporrà una chiusura, a chiedergli conto del perché invece della chiusura non propone regole di comportamento.
Sfoglia il giornale di oggi
Ultime News
Ucraina, Kadyrov: «Lysychansk è circondata», ma Kiev smentisce
L’Aiga: svolta dal sì all’equo compenso L’Anf: un peccato i ritocchi mancati
L’indipendenza di giudici e avvocati decisiva per ritrovare fiducia nella giustizia
Papa Francesco, in 100mila per Urbi et Orbi: “Ucraina trascinata in una guerra insensata”
Stop allo stato di emergenza, misure e green pass: ecco cosa cambia
Covid Svizzera oggi, 22.221 contagi e 18 morti in 24 ore
Monza: incidente a Brugherio, ubriaco al volante travolge un 31enne e scappa
** Generali: Doris (Mediolanum), ‘non abbiamo intenzione di comprare azioni’ **
M5S: exit strategy ‘salva Movimento’, nomina comitato garanzia e poi al voto capo politico
Vaccino covid e quarta dose, Aifa: “Sarà richiamo annuale”
Centrosinistra: Fregolent (Iv), ‘Boccia eviti ultimatum ridicoli’
**Bce: Enria, ‘ripresa più forte del previsto ma vulnerabilità da debito e credito’**
Calcio: Coppa Italia, Dzeko e Sanchez stendono la Roma e l’Inter vola in semifinale (2)
Calcio: Atalanta, visita di controllo dal professor Orava per Zapata
Blackout e aerei in tilt, danni per centinaia di miliardi dal ‘meteo spaziale’
M5S: Calenda, ‘non me ne po’ fregà de meno, quel che succederà è irrilevante’
Scuola: Costarelli (presidi Lazio), ‘boom voto studenti a consulte è risultato importantissimo’
**Calcio: De Santis, ‘espulsione Zaniolo? Atteggiamento non tollerabile per il regolamento’**
Azione: Mastella, ‘Calenda parla di serietà? Detto da lui è bestemmia’
Scuola: Giannelli (presidi), ‘abbiamo lavorato tutto il weekend, più problemi alle primarie’
Centrodestra: Salvini, ‘mi auguro non ci sia uno che vuole essere il più forte dei perdenti’
M5S: Grillo, ‘passare da ardori giovanili a maturità’ (3)
M5S: Grillo, ‘passare da ardori giovanili a maturità’
Articoli Correlati
Obbligo vaccinale e scudo penale ai medici, tempi brevi per il dl
L’ordine dei medici: «Poche decine i medici no-vax, ma siamo d’accordo sull’obbligo vaccinale»
Figliuolo e Curcio si vaccinano con AstraZeneca
Il quasi lockdown di Mario Draghi: Pasqua blindata e metà Italia in rosso
Anche l’Anm si ribella: «Basta con accuse infondate, vaccinateci tutti, avvocati inclusi»
Covid, 20.756 casi e 207 morti. Indice di positività al 7,6%
Rt sopra quota 1. Brusaferro (Iss): «Vicini alla soglia d’allarme»
Covid, Bertolaso: “Tutta l’Italia verso la zona rossa”
Governo, dopo il Dpcm si lavora a ristori e vaccini