Prendono il via oggi, probabilmente nel pomeriggio, le consultazioni di Mario Draghi con le forze politiche dopo aver accettato con riserva dal presidente Mattarella l’incarico di formare un nuovo governo. Sarà proprio dal confronto con le varie anime del Parlamento che l’ex presidente della Bce capirà quale possa essere la soluzione migliore, se un governo tecnico o politico. Per ora Draghi ha incassato l’appoggio incondizionato solo del Partito democratico e Italia Viva. Il Pd con il segretario Nicola Zingaretti ha dato disponibilità «a contribuire» alla nuova sfida senza «perdere la forza e le potenzialità di una alleanza con il Movimento cinque stelle e con Leu basata su proposte comuni sul futuro dell’Italia». Anche il Movimento 5 Stelle, che si è detto da subito contrario ad un governo tecnico, non vuole disperdere «il patrimonio comune costruito con grande impegno, nell’ultimo anno e mezzo». Un patrimonio, ha detto il capo politico Vito Crimi «fatto di temi e interventi già realizzati, di misure sulle quali abbiamo condiviso impostazioni e obiettivi. Nel reciproco rispetto per le rispettive posizioni riguardo alla scelta di appoggiare un eventuale governo tecnico a guida Mario Draghi - continua il senatore del M5s -, abbiamo confermato la volontà di mantenere saldo quel leale rapporto che nel tempo è cresciuto e migliorato». Tifa per Draghi anche il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, che in una intervista a "la Repubblica" si dice «felice» di vedere una personalità come lui pronta a guidare il Paese. E a chi si domanda perché la crisi risponde: «Se dobbiamo spendere 200 miliardi di euro preferisco li spenda Draghi che Conte. Poi il governo Draghi lo fa nascere il Parlamento su indicazione di Mattarella, non il sottoscritto. Io faccio il tifo e voto la fiducia», auspicando che l’ex presidente della Bce guiderà il Paese fino a fine legislatura, ovvero al 2023. L'esito della riunione del centrodestra è interlocutorio, con Forza Italia che prende tempo sul sostegno al premier incaricato anche se molti esponenti spingono per gettare il cuore oltre l’ostacolo e appoggiare da subito l’ex presidente della Banca centrale europea. Ma la linea che esce dal vertice è dettata dalla prudenza. Prima si ascolterà ciò che Draghi ha da dire, che idea di Paese proporrà e per andare dove. Tra i più recalcitranti ad un sostegno immediato al premier incaricato, Giorgia Meloni. «Non c’è alcuna possibilità di una partecipazione o un sostegno da parte di Fratelli d’Italia al governo Draghi. Gli italiani hanno il diritto di votare», scrive sui social. Non distante dalle posizioni della Meloni, il leader della Lega Matteo Salvini, per il quale le elezioni sarebbero la strada maestra, ma che apre all’idea di ascoltare cosa Draghi avrà da dire prima di prendere una decisione unitaria nel centrodestra.