Ovviamente un po’ conta la suggestione del luogo. Che, dopo essere diventato simbolo di una giustizia “eccezionale”, ha ospitato oggi la più solenne delle cerimonie: l’inaugurazione dell’anno giudiziario. Ebbene, l’aula bunker di Lamezia terme è sì la location della cerimonia per il distretto di Catanzaro. Ma, soprattutto nelle parole del pg facente funzioni Beniamino Calabrese (il titolare Otello Lupacchini è stato trasferito dopo lo scontro con Nicola Gratteri), diventa anche l’oggetto stesso della celebrazione: la struttura rappresenta «un miracolo organizzativo», secondo il magistrato.

Catanzaro, la scelta di Bonafede

In realtà un po’ influisce la presenza del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, a cui si deve la comunque apprezzabile tempestività dell’opera. Nel giorno delle inaugurazioni distrettuali, il guardasigilli ha scelto, fra i 26 distretti di Corte d’appello italiani, il capoluogo calabrese. Gli va riconosciuto di attenersi a un profilo di sobrietà assoluta, necessario giacché è adesso in carica, come lui stesso ricorda, per i soli «affari correnti». Bonafede oltretutto sa di essere il bersaglio principale del regolamento di conti avviato da Italia viva e da cui discenderà la ricomposizione dell’eventuale Conte ter.  Evita dunque ogni «considerazione di indirizzo politico» e  pronuncia un intervento identico o quasi a quello letto ieri alla cerimonia in Cassazione. Con un breve passaggio che allude alla aula bunker allestita per il maxi-processo Rinascita-Scott: il ministro si dice consapevole «di quanto sia  importante che, anche attraverso il buon funzionamento di una giustizia rinnovata e più celere, lo Stato faccia sentire la sua presenza al fianco dei cittadini calabresi». Null’altro.

Il «miracolo dell’aula bunker» evocato dal pg

A parlare con maggiore enfasi dell’aula bunker, simbolo di forza dello Stato, o almeno delle sue articolazioni che l’hanno reclamata, è appunto il procuratore generale Beniamino Calabrese. Definisce prima «pronta» la «risposta del ministro e dei vertici del ministero nell’individuare, reperire e rendere operativa una struttura giudiziaria che fosse in grado, in brevissimo tempo e in tempo di covid, di ospitare un maxi-processo, quello, appunto, cosiddetto Rinascita-Scott, con numeri eccezionali». Poi evoca appunto il «miracolo organizzativo» compiuto nella realizzazione, «con tempistica da record», della nuova aula bunker, denominata “Terina”, «presso cui si sta celebrando il processo. Dimostrazione», dice Calabrese, «che anche in territori difficili e complessi come la Calabria, quando vi è sinergia, comunione di intenti e superiori interessi condivisi, le istituzioni funzionano e al meglio».

Il presidente del Coa, Talerico: «Noi avvocati esclusi pure alla consegna dell’aula»

In realtà non tutti concordano sulla «comunione». A rovinare l’atmosfera un po’ ridondante è, guarda caso, il presidente dell’Ordine degli avvocati di Catanzaro, Antonello Talerico. Critica innanzitutto Bonafede, «che in occasione della consegna dell’odierna aula bunker ha omesso financo di invitare le rappresentanze dell’avvocatura, cioè una componente essenziale del processo, dimenticando probabilmente, nonostante il suo precedente status di coiscritto all’albo, che esistono gli Ordini del distretto». Talerico riserva un passaggio del suo intervento, assai polemico, al dibattito sull’autonomia della magistratura giudicante, suscitato dall’intervista del procuratore capo di Catanzaro Gratteri al Corriere della Sera in cui si avanzavano perplessità sulla robustezza delle pregresse bocciature inflitte ad accuse formulate dal suo ufficio. «Occorre che la magistratura giudicante non subisca pressioni mediatiche o peggio ancora condizionamenti ambientali, anche indiretti, o indotti da fattori contingenti», secondo Talerico. «Ciò che fa paura», esemplifica il presidente del Coa, è che in alcune occasioni, nonostante il Tribunale della Libertà avesse confermato le valutazioni del gip, rigettando il riesame, è capitato che la Cassazione, a distanza di mesi dalla carcerazione, adottasse un provvedimento contrario, escludendo addirittura gli indizi di reato».

Introcaso: «Magistrati, avvocati e personale hanno assicurato giustizia anche in emergenza»

Un quadro insomma capovolto rispetto a quanto descritto da Gratteri al Corriere. Ed è forse solo dal disteso intervento del presidente della Corte d’appello, Domenico Introcaso, che arrivano  parole pacificatrici: «Nell’emergenza, magistrati, avvocati, personale amministrativo, in una cospiranza di pensiero e di azione, hanno ricondotto l’evolversi della normativa, con spirito di sacrificio e impegno, a un’opzione comune, diretta a elaborare un diritto emergenziale nel processo, e non un diritto dell’emergenza del processo». Introcaso esprime perciò la sua «riconoscenza» a tutti i «protagonisti», quindi «magistrati, avvocati e amministrativi» che «con sforzo culturale e grande impegno hanno permesso una gestione rispettosa delle regole».