Intraprendere azioni legali contro le case farmaceutiche che ritardano la consegna dei vaccini produrrà gli effetti desiderati, ossia il rispetto del piano vaccinale? Ne parliamo con il professore e avvocato Francesco di Ciommo, ordinario di diritto civile alla Luiss Guido Carli di Roma.

Professore, la ministra Paola De Micheli ha annunciato che «l'Avvocatura dello Stato farà un esposto contro Pfizer, perché è del tutto evidente che il piano vaccinale che avevamo programmato insieme all'Ue va rispettato». È questo un modo per provare ad ottenere il risarcimento dei danni o accelerare la fornitura di vaccini?

Occorre distinguere i piani per fare chiarezza. La ministra credo faccia riferimento ad un esposto da presentarsi in sede penale. Il governo, dunque, presenterà alla Procura della Repubblica competente, probabilmente quella del Tribunale di Roma, un esposto in cui evidenzierà quanto accaduto, chiedendo alla Procura di verificare se, a suo avviso, ci siano dei fatti di rilievo penale. Quello penale, dunque, è un piano. Un piano diverso, invece, è quello civilistico, che riguarda la astratta possibilità per lo Stato italiano di lamentare l'inadempimento di alcune aziende farmaceutiche che si erano impegnate contrattualmente a consegnare un certo numero di vaccini entro una certa data e invece ne hanno consegnati di meno, e così sarà anche per le prossime settimane. Questo costituisce un inadempimento relativo - e non assoluto, in quanto riguarda il ritardo e la consegna di un minor numero di dosi - che lo Stato italiano potrebbe, sempre ragionando in astratto, richiedere al giudice di accertare per poi condannare la case farmaceutiche a risarcire il danno economico provocato all'Italia.

Lo Stato potrebbe arrivare addirittura a chiedere la risoluzione dei contratti?

Certo, in teoria potrebbe farlo proprio in ragione dell'inadempimento contrattuale di cui abbiamo detto. Ma appare inopportuno muoversi in questa direzione in un caso del genere, vista la necessità che tutti gli Stati hanno di ricevere i vaccini e dunque visto che l'Italia ha tutto l'interesse a conservare il suo diritto contrattuale di ricevere i vaccini dalle aziende farmaceutiche.

Cosa potrebbero dire i produttori per difendersi?

Le aziende farmaceutiche potrebbero negare l'inadempimento conteggiando le forniture in modo diverso, come mi sembra che già stiano, almeno in parte, facendo. Oppure potrebbero ammettere di essere parzialmente inadempienti, aggiungendo però che l'inadempimento è dovuto non a propria negligenza ma a circostanze straordinarie dovute al fatto che, ad esempio, uno stabilimento di produzione ha avuto un problema imprevedibile, per cui l'azienda è dovuta intervenire, ritardando i tempi di consegna dei vaccini.

Però il nostro interesse primario è avere i vaccini e subito: queste azioni legali possono accelerare il raggiungimento dell'obiettivo?

Dal punto di vista strettamente tecnico, credo di no. I giudici potranno limitarsi, sia in sede penale che civile, ad accertare quello che sta succedendo, traendone le dovute conseguenze sul piano giuridico, ma senza poter determinare in punto di fatto i comportamenti successivi delle aziende farmaceutiche. In altre parole, volendo semplificare, se anche un giudice italiano ordinasse alla Pfizer di consegnare tutto quello che si è impegnata a consegnare, credo l'azienda risponderebbe «Caro giudice non posso farlo perché impossibilitata oggettivamente».

Quindi a cosa serve fare causa in questo momento di emergenza?

Può servire a mettere una qualche pressione, anche dal punto di vista mediatico, alle aziende farmaceutiche. A mio avviso, dunque, il governo italiano fa bene a reagire per far capire alle aziende farmaceutiche che, se prendono impegni contrattuali, devono poi essere in grado di rispettarli, soprattutto perché qui è in ballo la vita di migliaia e migliaia di persone oltre che la tenuta economica e sociale di intere comunità nazionali. Però bisogna anche tener presente che in questa vicenda lo Stato italiano non si trova contrapposto ad una azienda qualsiasi, ma a multinazionali farmaceutiche che attualmente svolgono nel mondo un ruolo fondamentale a livello geopolitico. Il che, dunque, potrebbe suggerire anche un approccio diverso.

Meglio essere diplomatici allora?

L'azione giudiziaria, come appena detto, può rappresentare uno strumento di pressione. Ma senz'altro occorre giocare la partita anche in modo diverso, visto che a livello geopolitico l'Italia senz'altro può ottenere risultati migliori con la diplomazia piuttosto che con l'uso o la minaccia della forza, per tale intendendosi anche quella giudiziaria.

Secondo lei non sarebbe più efficace intentare un'azione giudiziaria a livello Ue?

Certamente sarebbe più efficace, anche a livello di pressione sulle aziende farmaceutiche in questione, che l'Europa agisse in modo armonico, tanto che si voglia sperimentare la strada giudiziaria, tanto che si agisca per via diplomatica. A mio parere, in effetti, è singolare che i Paesi si muovano in ordine sparso su una questione così rilevante. Se la situazione di ritardo è generalizzata, non vedo perché non ci si debba muovere tutti insieme.

Noi non conosciamo i dettagli del piano vaccinale che sembra dover mutare ad ogni imprevisto, e non si conoscono i contratti stipulati con le case farmaceutiche. Non sarebbe meglio avere una maggiore trasparenza verso i cittadini? L'incertezza non incide in maniera negativa anche sull'economia?

Quello che lei dice è senza dubbio ragionevole. Però dobbiamo dirci francamente che stiamo parlando di temi molto complessi, in qualche modo nuovi. Nessun Governo si è mai confrontato con una situazione del genere. Capisco, dunque, la prudenza dei tecnici e dei governanti che stanno lavorando su questi fronti, in particolar modo sul piano vaccinale, e che preferiscono non dare troppe informazioni all'opinione pubblica per evitare il rischio che, vista la continua mutevolezza del contesto, tra venti giorni quelle stesse informazioni possano rivelarsi sbagliate. Lei ha ragione quando dice che l'incertezza genera timori e pertanto depressione sul piano economico; allo stesso tempo, però, le dico che a mio avviso ancora più forte potrebbe essere la paura e lo smarrimento innescati nei cittadini dal fatto che le notizie ufficiali del Governo italiano, ad esempio sul piano vaccini, si rivelassero errate tra due settimane. L'opinione pubblica, temo, in quest'ultimo caso si scoprirebbe davvero smarrita a orfana di qualsiasi punto di riferimento.