Esprimere solidarietà agli avvocati che sono oggetto di minacce e violenze, ingiustamente perseguiti, arrestati e condannati al termine di processi iniqui, celebrati in violazione dei diritti della difesa e dei principi del giusto processo, portare a conoscenza della pubblica opinione le loro storie, organizzare azioni di sostegno anche materiale per coloro che sono costretti ad abbandonare i loro paesi per sfuggire alle ritorsioni presentando domanda di asilo, fare pressione sui governi autoritari che attaccano gli avvocati per reprimere il dissenso, non è solo un dovere morale ma significa difendere i nostri diritti e le nostre libertà.

In occasione della Giornata internazionale dell’avvocato in pericolo, il 24 gennaio di ogni anno, l’avvocatura si mobilita a livello internazionale, accendendo i riflettori su quanto accade in uno degli Stati (purtroppo non c’è che l’imbarazzo della scelta) dove gli avvocati sono perseguiti a causa del libero esercizio della loro professione. E’ quanto accade in Azerbaijan, cui è dedicata l’edizione di quest’anno.

Il Consiglio Nazionale Forense, che a livello nazionale ha il compito di tutelare la libertà e l’autonomia degli Avvocati, è consapevole della necessità di un impegno costante su questi temi, in un periodo storico caratterizzato, purtroppo, dall’aggravarsi delle violazioni dei diritti umani. Lo testimoniano le vicende, tristemente note, di due avvocate, Ebru Timtik e Nasrin Soutodeh.

Due contesti diversi, due storie differenti eppure emblematiche di questi nostri tempi così difficili. Ebru, una giovane avvocata turca, molto preparata ed attiva professionalmente nel difendere casi considerati “sensibili” dal governo turco ed allo stesso tempo colta e piena di interessi, ha visto la propria vita stroncata nel fiore degli anni, per le accuse ingiuste che hanno condotto prima al suo arresto, poi ad una lunga carcerazione, in condizioni di totale isolamento in una cella molto piccola, ed alla sua condanna a 13 anni e sei mesi di reclusione all’esito di un processo caratterizzato da gravi violazioni del diritto di difesa e dei principi dell’equo processo. Ma Ebru non si è arresa, ha continuato a chiedere con lo sciopero della fame il rispetto dello stato di diritto, delle regole processuali, dell’indipendenza della giurisdizione.

Lo ha fatto per tutti coloro che si trovano nelle sue condizioni, tra i quali centinaia di avvocati turchi condannati a pesanti pene detentive. E’ morta in stato di detenzione nel mese di agosto 2020, per il rigetto di tutte le istanze di scarcerazione dei difensori, motivate dalle sue gravissime condizioni di salute e degli appelli in suo favore del CNF e di tutte le rappresentanze dell’avvocatura internazionale. Nasrin, avvocata iraniana, condannata a 33 anni di carcere e a 148 frustate, si è sempre battuta in favore dei diritti umani in Iran. Ha difeso diverse donne arrestate per non avere indossato il velo in pubblico, per protesta contro l’obbligo introdotto per legge. Il 2 dicembre scorso è tornata in prigione meno di un mese dopo il suo rilascio temporaneo. Già arrestata e condannata in passato era stata nuovamente condotta in prigione nel 2018. Adesso si teme nuovamente per la sua salute.

Il Consiglio Nazionale Forense continuerà, pertanto, la sua azione di sostegno agli avvocati che si battono per il libero esercizio della professione di avvocato, condizione indispensabile per l’effettiva applicazione dei diritti fondamentali e dei principi contenuti nelle convenzioni internazionali, con riferimento al diritto di difesa ed all’ equo processo, da parte di Stati che, dopo averli sottoscritti, ne negano l’applicazione, anche attraverso l’azione espletata in seno al Consiglio degli Ordini Forensi europei (CCBE) ed all’Osservatorio internazionale degli avvocati in pericolo (OIAD), organismi di cui è componente.

Occorre rafforzare l’azione internazionale di sostegno non solo ai singoli avvocati ma anche agli ordini forensi, in quanto i Governi autoritari minano l’indipendenza degli ordini proprio per colpire più facilmente gli avvocati, come avviene ad esempio in Azerbaijan, ma anche in Iran ed in Turchia, dove lo scorso hanno è stata approvata una riforma del sistema elettorale degli Ordini forensi proprio alla scopo di indebolire quelli più grandi, mettendo a tacere anche le ultime voci dissenzienti.