Potrebbe giocare a favore di Luca Palamara la decisione della disciplinare del Csm di ammettere senza “tagli” la lista testi presentata dai cinque ex consiglieri di Palazzo dei Marescialli.

Il processo a carico degli ex togati del Csm, costretti alle dimissioni per aver partecipato la sera dell’ 8 maggio del 2019, insieme all’ex presidente dell’Anm, ad un incontro con i deputati Cosimo Ferri e Luca Lotti in un albergo romano, è alle battute iniziali. Esaurite le questioni preliminari, questa settimana è stato il turno dell’ammissione dei testi.

A differenza di quanto accaduto nel procedimento a carico di Palamara, l’attuale collegio che compone la Sezione disciplinare ha deciso di ammettere tutti i testi presentati dalle difese degli incolpati.

Nei confronti di Palamara, come si ricorderà, era stato in- vece fatto una taglio pressoché totale, ammettendo solo i finanzieri del Gico che avevano condotto le indagini e i tecnici della società Rcs che aveva fornito il trojan.

Questa decisione, come detto, potrebbe favorire Palamara in vista del suo ricorso alla Sezioni unite civili contro il provvedimento di radiazione dall’ordine giudiziario.

La scadenza del termine per il deposito del ricorso è fissata alla fine di febbraio.

Nel ricorso, quasi certamente, Palamara rappresenterà tale “disparità” di trattamento.

Molti dei testimoni ammessi adesso sono comuni a quelli contenuti nella lista che aveva presentato Palamara ed era stata quasi integralmente cassata. L’ex presidente dell’Anm ed il suo difensore, il consigliere di Cassazione Stefano Giame Guizzi, avevano più volte stigmatizzato il “taglio” effettuato dalla disciplinare.

Il testimone più “importante” sarà sicuramente Marcello Viola, il procuratore generale di Firenze.

Viola era candidato alla nomina a procuratore di Roma ed era stato votato in Commissione per gli incarichi direttivi il 23 maggio del 2019. Quello che accadde poi è noto: la fuga di notizie sull’indagine di Perugia a carico di Palamara fece saltare la sua nomina, mettendo tutto in discussione.

Secondo le iniziali ipotesi accusatorie, la nomina di Viola sarebbe dovuta servire ad “aggiustare” alcuni procedimenti. Ad iniziare da quello Consip che vede coinvolto Lotti.

Viola ha sempre smentito di aver fatto accordi con alcuno. Anzi, nel ricorso al Tar contro la decisione del Csm di preferirgli Michele Prestipino, e la cui sentenza è attesa entro il mese, Viola ha evidenziato di essere stato danneggiato da questa vicenda. La Commissione per gli incarichi direttivi aveva deciso, infatti, di annullare la votazione proprio in base a questi asseriti accordi che sarebbero intercorsi fra Palamara e Lotti.