Nonostante la crisi di governo che monopolizza il dibattito in questo periodo, c'è un'altra notizia che campeggia su tutti i media. Teresa la figlia di Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, e la compagna Francesca, è guarita dal linfoma di Hodkin. Sinceri auguri alla giovane Teresa- (chiamata così in onore di Madre Teresa. “Io credo che al mondo esista solo una grande chiesa, che passa da Che Guevara e arriva fino a Madre Teresa”), una ragazza che tutti coloro che sono della mia generazione hanno sentito almeno nei primi anni di vita come una sorta di nipote acquisita (“è per te ogni cosa che c'è, ninna ne ninna eh”)- di vivere una vita piena e ricco di soddisfazioni . Ma comunque salta all'occhio la vulgata comune celebrata in ogni dove della “vittoria sul cancro della figlia di Jovanotti”. La malattia, così come la vecchiaia (a meno di una poco auspicabile prematura dipartita) e la morte, sono sofferenze inevitabili che tutti siamo chiamati a sopportare e considerarle con lo stesso paradigma di una partita a briscola ritengo non rassereni la vita di chi la sta vivendo. E' indubbio che l'ottimismo e la fiducia possano aiutare in una situazione difficile, ma questo vale anche per la vita quotidiana di ogni individuo. Vivere con pienezza e consapevolezza il nostro viaggio su questa terra aiuta a sopportare le difficoltà e ci suggerisce di esplorare ogni tipo di possibilità per trovare situazioni che possano renderlo più confortevole e soddisfacente. Quindi se vogliamo provare a essere meno soli, più rilassati o in qualunque modo che ci renda a nostro agio, dovremo “combattere” con questo obiettivo ogni giorno che ci resta, perché il più delle volte le opportunità che possono renderci felici pure se largamente a portata di mano, ci risultano invisibili. Ma il cancro e in genere le malattie in questo discorso c'entrano poco o niente. Non si combattono e non si vincono, ma si curano (e a volte le terapie sono altrettanto dolorose e faticose da sopportare) ed eventualmente si guarisce.Forse bisognerebbe considerare l'idea che per ogni malato che si senta incoraggiato dal fatto che un'altro paziente con la stessa patologia abbia “vinto la sua battaglia, combattendo come un leone” ce ne sia un altro che quella “stessa battaglia la sta combattendo” con analogo impeto, ma con risultati meno positivi e che magari potrebbe essere portato a chiedersi in cosa stia sbagliando. Che possa tormentarsi di non aver l'ottimismo necessario, la forza per cambiare il modo di pensare, per guarire e colpevolizzarsi per non essere all'altezza di chi quella stessa “battaglia l'ha vinta”. D'altronde se fosse vero che l'ottimismo aiuti a guarire allora forse dovremmo anche prendere in esame l'idea che le malattie siano conseguenza di un modo di pensare “sbagliato”, che se vivessimo più in armonia, che so, con la natura, con Dio, con l'ambiente che ci circonda, con i nostri genitori ecc. non ci ammaleremo mai. E' un po' come se il pensiero positivo avesse sostituito l'idea che nei secoli scorsi permeava la società in maniera più totalizzante, dell'amore di Dio per i suoi figli che però non si spiegavano il motivo per il quale li facesse soffrire. In questo le filosofie orientali e in particolare il buddismo, sono più pragmatiche e individuano nelle sofferenze di nascita, invecchiamento, malattia e morte la modalità attraverso la quale la vita si manifesta. Ovvero, non sono gli unici aspetti della vita, ma indubbiamente sono aspetti con cui dovremo fare i conti e che l'unica maniera per non sopportarle sia quella di non vivere. Alla luce di questo pensiero forse sarebbe più consono chiederci cosa ci ha portato un determinato evento nella vita e usarlo per una crescita personale e per aumentare l'empatia verso chi, per un motivo o un altro, sta soffrendo. Quindi smettiamo di veicolare o far da cassa di risonanza a questa balzana idea della forza di volontà che vince su tutto e pensare quanto siamo fortunati a vivere in un'epoca in cui molte patologie inguaribili siano diventate quanto meno curabili grazie ai progressi della diagnostica e delle terapie che fino a poco tempo fa avremmo potuto solamente immaginare e lasciare il combattimento e la vittoria ad ambiti più consoni che non la malattia. E che per conseguire la vittoria contro le malattie l'unica possibilità concreta è un servizio sanitario efficiente e un continuo sviluppo della ricerca in diversi ambiti. La vittoria gustiamocela, appena sarà possibile, per le serate a Trivial con gli amici.