Non si aspettava che Beppe Grillo condividesse il suo appello all'unità nazionale per mettere pressione su Italia viva nelle ore più critiche della crisi, eppure Giorgio Trizzino, medico e deputato prestato al Movimento 5 Stelle non è proprio l'ultimo degli arrivati. Certo, l'onorevole indipendente non ha alcun ruolo aH'interno del partito, non fa parte di cerchi magici o correnti e non ambisce nemmeno a una rielezione nel prossimo Parlamento, ma c'è un dettaglio che fa di Giorgio Trizzino un uomo della mediazione da ascoltare sempre con grandissima attenzione, soprattutto in fasi concitate come questa: la vicinanza al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Sì, ma si tratta solo un rapporto profondo di amicizia personale che deriva da quasi 40 anni di conoscenza», spiega al Dubbio il deputato che fornito a Grillo una possibile via d'uscita dalla crisi. La frequentazione con la famiglia Mattarella nasce in effetti a Palermo alla fine degli anni '70, quando lo studente Giorgio Trizzino comincia a militare tra le file del "Gruppo politica giovani”, associazione della sinistra De siciliana, all'epoca guidata da Piersanti, il fratello del Capo dello Stato assassinato dalla mafia nel 1980.

Un legame antico e mai interrotto, dunque, anche se, da quando ricopre un ruolo parlamentare, «col Presidente non abbiamo mai affrontato alcun tema di natura politica, me ne sono sempre guardato bene dal farlo», precisa Trizzino, allontanando subito il sospetto che a ispirare l'appello all'unità fosse stato il Capo dello Stato in persona. Solo farina del suo sacco, giura, figlia di una semplice riflessione, «da cittadino», sulla crisi in atto: «Mi son chiestojierché stesse accadendo tutto questo. E un logoramento dovuto a questioni politiche o ci sono, come spesso accade, anche elementi personali che incrinano i rapporti e rendono tutto più difficile?». E la risposta, secondo il medico prestato alla politica, è una somma di tutti gli elementi in campo : antipatie e opposte visioni.

Ostacoli sedimentati da settimane di rancori e silenzi. «Ci troviamo in queste condizioni soltanto perché bisognerebbe parlarsi di più», dice Trizzino, con una semplicità e determinazione tali da spiazzare ogni interlocutore. «Stento a credere che sulle questioni poste da Renzi - francamente condivisibili, superabili e gestibili - non si possa aprire un confronto leale».

Insomma, i due galli nel pollaio della maggioranza, Conte e Renzi, avrebbero peccato di superbia, lasciando che le ragioni dell'uno suonassero come pretesti per l'altro. «Finché siamo in tempo proviamo recuperare i rapporti», argomenta il parlamentare grillino. «Ma soprattutto mettiamoci al lavoro per mettere in piedi dei progetti, perché è l'intero Parlamento, non i responsabili (singoli o gruppi che siano), a doversi prendere la responsabilità di traghettare il Paese fuori da questo guado. Non può esserci un'opposizione e una maggioranza in un momento così difficile», aggiunge, entrando nel cuore della sua proposta che tanto è piaciuta a Grillo da condividerla sui suoi social, previo confronto via chat con l'autore. Il ragionamento di fondo è così lineare da apparire fantascientifico : con una crisi sanitaria ed economica di queste dimensioni, non sono più permesse divisioni tra gruppi e distinzioni tra maggioranza e opposizione. «Tutti devono metterci del proprio, nei loro ruoli, ma stringendo un patto di legislatura anche con le opposizioni. Bisogna cambiare il regime, il registro. Bisogna fa- re ciò che si fa in tempi di guerra, quando si ragiona con un'economia di guerra, una comunicazione di guerra, un'azione di guerra in cui tutti partecipano, nessuno escluso», ragiona ancora Trizzino ad alta voce, nelle ore in cui ancora la crisi non ha imboccato una strada precisa.

E in tempo di guerra i nemici di un tempo possono tornare a parlarsi, anche se questo volesse dire, per il Movimento 5 Stelle, accettare di fare pesanti^passi indietro, a cominciare dal Mes. «E inevitabile il ragionamento sul Mes, anche se credo sia pretestuoso. Come saprete, sono stato l'unico del mio partito a sostenere il Mes, insieme anche ad alcuni parlamentari dell'opposizione, come Renato Brunetta. Però mi sono reso conto che anch'io, da medico in buona fede, ho commesso qualche errore di valutazione in proposito e ho deciso di congelare lamia posizione prò Mes.

La verità non è mai da una parte sola, sta sempre nel centro», dice Trizzino, con la moderazione nel Dna. «Serve che tutti si chiariscano, il Movimento come gli altri partiti, sull'opportunità o meno di attivare questo Fondo. Se ci sono dei vincoli e delle condizionalità ancora non definite dobbiamo fermarci un attimo. Il Mes non può diventare il fulcro su cui far poggiare il Sì o il No al governo». Volenti o nolenti, però, per Matteo Renzi come per buona parte dell'arco parlamentare, Il Mese davvero divento, in maniera pretestuosa o meno, il fulcro del ragionamento. E un governo di unità nazionale non potrebbe che mettere in cima all'agenda politica proprio l'attivazione del Fondo. «Sarebbe sbagliato», risponde Trizzino.

«Il senso del mio appello era proprio questo : mettere da parte un metodo di ragionamento vecchio. Intanto abbiamo oltre 20 miliardi già destinati, poi si vedrà. Se saranno necessari questi soldi del Mes, o una parte di essi, li prenderemo».

Ma c'è anche un'altra questione a pesare sulle riflessioni dei partiti in merito alla proposta Trizzino: chi dovrebbe guidare questo nuovo governo? La domanda è così dirimente da costringere Grillo a una precisazione postuma su Facebook: «E sottinteso che il Governo è di Conte», precisa il garante del Movimento dopo aver condiviso l'appello del parlamentare siciliano, contiano leale, ma non così radicale come il comico genovese. «Stento a credere che ci possa essere qualcosa di meglio rispetto a Conte in questo momento, poi tutto è perfettibile», dice infatti Trizzino, prima di aggiungere: «La decisione di individuare la persona migliore spetterà al Presidente della Repubblica. Nessuno di noi è intoccabile». Più che una sfumatura di differenza col fondatore del Movimento, dunque, ma «Beppe guarda sempre oltre, coglie messaggi più profondi e li rilancia», spiega il deputato.

In ogni caso, l'invito alla collaborazione è stato recapitato. L'appello all'unità, anche senza Renzi, rimane in piedi. Anzi, «potrebbe subire un rilancio ulteriore, perché si deve sempre ripartire dagli incidenti di percorso e potrebbe essere la base per far ripartire il ragionamento», conclude Trizzino, protagonista di uno sforzo dibuonsenso per uscire dallo stallo che Mattarella dovrebbe avrà «sicuramente apprezzato».