Parte fra le polemiche il concorso per 2.700 “cancellieri esperti”, a tempo indeterminato, bandito lo scorso dicembre dal ministero della Giustizia. Concorso atteso da molto tempo, vista la grave carenza di personale amministrativo negli uffici giudiziari.

A causa della pandemia, l’esame per la prima volta sarà solo orale, senza alcuna prova scritta. Fra i compiti del cancelliere, la redazione e sottoscrizione dei verbali d’udienza, l’assistenza al magistrato nelle attività istruttorie o nel dibattimento, il rilascio di copie conformi e la ricezione di atti da parte degli avvocati. A far discutere è la riserva del 30 per cento dei posti “ai volontari in ferma breve e ferma prefissata delle FF. AA.” e, soprattutto, i requisiti previsti dal bando.

I requisiti controversi

Per poter partecipare bisogna essere in possesso di “diploma di istruzione secondaria di secondo grado quinquennale o altro diploma dichiarato equipollente o equivalente dalle competenti autorità”, oppure “titolo di studio superiore, riconosciuto ai sensi della normativa vigente”.

Inoltre, è necessario il possesso di almeno uno dei seguenti titoli: avere prestato servizio nell’amministrazione giudiziaria per almeno tre anni, senza demerito; avere svolto le funzioni di magistrato onorario, essere stato iscritto all’albo professionale degli avvocati, per almeno due anni consecutivi, avere svolto, per almeno cinque anni scolastici interi, attività di insegnante (ivi compresi i periodi di supplenza annuale) presso scuole secondarie di secondo grado; aver prestato servizio nelle forze di polizia a ordinamento civile o militare, nel ruolo degli ispettori, o nei ruoli superiori, per almeno cinque anni.

Di fatto, esplicitamente, viene riconosciuta una sorta di “equipollenza”, in termini di soddisfacimento dei requisiti, tra un candidato in possesso del solo diploma, ma che ha svolto per tre anni funzioni di agente di polizia, con un laureato magistrale in Giurisprudenza che ha superato l’esame d’avvocato ed è iscritto da due anni all’albo professionale. E che, soprattutto, conosce già quello che sarà, eventualmente, il futuro ambiente lavorativo.

La vecchia questione della “riserva” per il militari

La riserva dei posti per i militari non è, comunque, un tema di questi giorni. Eliminato il servizio militare obbligatorio, per “incentivare” gli arruolamenti, il ministero della Difesa da anni ha previsto un corsia preferenziale nei concorsi pubblici per chi, appesa la divisa al chiodo, torna alla vita civile.

Diverso, invece, il discorso per chi è già in polizia. In quel caso l’Amministrazione “offre” la possibilità di cambiare lavoro senza gravare sul bilancio dello Stato, trattandosi di personale già assunto e a bilancio.

Non si escludono, comunque, ricorsi al giudice amministrativo da parte, ad esempio, dei tanti laureati in Giurisprudenza che non potranno partecipare al concorso perché hanno ritardato l’iscrizione all’albo. Una petizione sul punto è stata inviata in questi giorni al ministro Alfonso Bonafede.