Subito il vaccino ai detenuti? «Credo che occorra rifletterci su. I detenuti vanno trattati come i cittadini liberi, tenendo conto della maggiore o minore fragilità e in particolare delle condizioni di salute e dell’età anagrafica». A sostenerlo, in un’intervista a Repubblica, è il costituzionalista e sottosegretario alla Giustizia, Andrea Giorgis, rispondendo all’appello di Liliana Segre e Mauro Palma, il Garante nazionale dei detenuti. «Vanno ascoltate, anche in questo caso, le voci di operatori e medici. Quando sono in gioco diritti fondamentali come la salute, i detenuti non devono subire alcuna discriminazione», aggiunge Giorgis. «Credo che occorra partire dai criteri che hanno orientato il piano vaccinale nazionale, senza trascurare le specifiche e concrete condizioni di vita e la necessità di evitare focolai in contesti di comunità nei quali risulti difficile predisporre le misure di prevenzione, ferma la possibilità di rimodulare e adattare le strategie qualora emergano situazioni critiche», aggiunge. Sul sovraffollamento carcerario, che mette ancora più a rischio i detenuti in tempi di Covid, Giorgis ammette che la riduzione delle presenze messa in capo dal governo «non è ancora sufficiente», «ma - precisa - la direzione che si è imboccata è quella giusta e sudi essa occorrerà proseguire, anche e soprattutto investendo sulle misure alternative». E il piano sulle strutture penitenziarie? La risposta sembrerebbe sempre la stessa: costruire, costruire, costruire...