A volte i diminutivi e gli accrescitivi, insomma le alterazioni lessicali, fanno la differenza. Nel caso di Renzi l’espediente è consueto. Stavolta tocca al Recovery plan e alla giustizia. Nell’enews diramata ieri mattina, il leader di Italia viva riproduce così il concetto già espresso il giorno prima in conferenza stampa: il piano del governo «comincia con delle paginette giustizialiste sulla giustizia: noi cominciamo con la cultura. Della serie: scopri le differenze».

Di che si tratta? Basta tornare all’incontro coi giornalisti: «Questo Recovery», aveva detto Renzi, «è impregnato di cinquestellismo giustizialista nel momento in cui si parla della prescrizione: no al manettarismo di seconda mano di alcuni membri della coalizione». Ecco qual è il bersaglio. Ecco cosa non va in quelle che lui liquida col diminutivo paginette: l’enfasi celebrativa riservata dall’esecutivo di Conte alla riforma della prescrizione. Celebrazione in cui ricorre pure qualche sottile offesa rivolta agli avvocati. Come quando si allude all’uso strumentale che si sarebbe fatto della prescrizione e che, impedito dalla norma Bonafede, dovrebbe finalmente sospingere gli imputati e i loro difensori verso i riti alternativi. Ma se le insinuazioni gratuite del “Piano di ripresa e resilienza” sono sgradevoli, anche Renzi la tocca tutt’altro che piano. Quando evoca il «manettarismo di seconda mano» punta dritto alle presunte diserzioni dei dem, i quali si sarebbero messi a rimorchio dei 5 stelle proprio sulla giustizia. L’ex premier paventa la crisi, ed è chiaro che tornerà a incalzare gli alleati sul ddl penale.

ECCO IL PIANO DEI RENZIANI SULLA PRESCRIZIONE

Nei giorni scorsi i deputati renziani della commissione Giustizia ( Lucia Annibali, Cosimo Ferri e Catello Vitiello) hanno rivolto una specifica richiesta al presidente Mario Perantoni, del M5S: rinviare il termine per il deposito degli emendamenti alla riforma del processo penale. Richiesta accordata. La scadenza era fissata per il 14 gennaio. Ora è il 21. Alla proposta di dare più tempo si è associato l’intero centrodestra. Ma Italia viva come approfitterà del margine concesso? Ha in rampa di lancio proprio un emendamento sulla prescrizione. E non si tratta di una modifica da poco, ma del famigerato ( per la maggioranza) lodo Annibali. In pratica, l’avvocata e deputata renziana propone di sospendere gli effetti del blocca- prescrizione ( entrato in vigore il 1° gennaio 2020) fin quando non sarà approvata proprio la riforma penale all’esame di Montecitorio. Solo dopo che si saranno verificati gli effetti di quest’ultima riforma, e solo se ne risulterà un’effettiva accelerazione dei processi, il blocca- prescrizione di Bonafede tornerebbe a essere efficace. È l’armageddon giudiziario della maggioranza? Non lo si può escludere. I numeri in commissione Giustizia sono in bilico. Il centrodestra voterebbe compatto con Italia viva. Così, sulla carta, i due fronti sarebbero pari.

L’ALTERNATIVA: SUBITO LA COMMISSIONE CAIAZZA

Cosa potrebbe evitare uno scontro così pesante sulla giustizia? Solo l’immediato insediamento del tavolo sulla prescrizione che i renziani sollecitano da mesi. Una commissione composta dai «migliori accademici del settore, da rappresentanti dell’avvocatura e della magistratura nonché da parlamentari» per definire «le linee guida» sulla prescrizione. Così ne parla Italia viva nelle osservazioni al Recovery plan, che riservano un capitolo proprio alla giustizia. Secondo la formazione dell’ex premier, non basta dunque il lodo Conte bis: il tavolo dovrebbe riscrivere la norma sulla prescrizione in modo che, «a differenza di questa bozza di legge- delega» sia «organica e strutturale, nel rispetto delle garanzie previste dalla Carta costituzionale». Renzi vorrebbe che a presiedere la commissione preposta a correggere il blocca- prescrizione fosse il leader dei penalisti italiani, Gian Domenico Caiazza, ossia il più tenace avversario di quella norma. Spiega chi è vicino a Renzi: «Se Bonafede mettesse davvero in piedi, subito, la commissione da noi richiesta per discutere di prescrizione, e per renderla compatibile con il principio della ragionevole durata dei processi, eviteremmo di presentare l’emendamento Annibali. Ecco perché abbiamo chiesto più tempo al presidente Perantoni. Se il ministro non ci ascolterà, porteremo il lodo Annibali in commissione, e vedremo se il Pd avrà il coraggio di votare contro. Non abbiamo mai capito», dice il fedelissimo di Renzi, «perché si siano arresi così presto a Bonafede. Non hanno preteso nemmeno di poter verificare gli effetti della riforma Orlando, della loro riforma, che aveva già esteso in modo notevolissimo i termini di prescrizione. Vediamo con che argomenti si schiereranno contro».

Non c’è male, come auguri di buon anno. Di ottimismo avrà bisogno anche Perantoni. Che non ha esitato ad accogliere la richiesta di “proroga” avanzata dai renziani della commissione da lui presieduta ( Cosimo Ferri e Lucia Annibali). Un gesto di disponibilità anche verso le opposizioni che, come detto, si erano associate a Italia viva. D’altra parte il vertice pentastellato della commissione Giustizia è convinto che tra i vari aspetti della riforma penale «molto importanti ed efficaci» vi siano quelli relativi «alla fase delle notificazioni, per eliminare i tempi morti» ma anche «al perfezionamento della prescrizione, che resta», a suo giudizio, «una riforma fondamentale», da attuare «rafforzando gli uffici giudiziari, come siamo impegnati a fare». Altro che congelamenti, insomma. Certo è che il 2021 si apre come s’era aperto il 2020: con Conte che balla sulla giustizia. Certe tradizioni non cambiano.