Dopo anni di duro lavoro da parte dei legali per reperire atti, documenti e testimonianze, si apre un nuovo spiraglio per l’ex sindaco di Castelvetrano Antonio Vaccarino. La Corte di Appello di Caltanissetta ha ammesso la richiesta di revisione della condanna a sei anni e sei mesi inflitta il 16 maggio del 1997 dalla Corte di Appello di Palermo per un presunto traffico di sostanze stupefacenti che aveva come base logistica l’aeroporto di Linate a Milano. Le accuse in quel processo venivano mosse sulla scorta delle dichiarazioni accusatorie rese dall’ex collaboratore di giustizia Vincenzo Calcara, che additava Vaccarino quale membro dell’associazione mafiosa cosa nostra. Quest’ ultima accusa, in primo grado accolta dal Tribunale di Marsala che lo condanna a diciotto anni di reclusione, veniva poi ritenuta infondata dalla Corte di Appello di Palermo che, tuttavia, riteneva credibile le dichiarazioni del Calcara in ordine al solo reato di traffico di stupefacenti.

La richiesta di revisione della condanna è stata avanzata dagli avvocati Baldassare Lauria e Giovanna Angelo, sulla scorta di plurime prove dichiarative rese da collaboratori di giustizia e funzionari dei Carabinieri e Polizia che attestano le falsità delle accuse a suo tempo mosse dal discusso collaboratore Vincenzo Calcara. Quest’ultimo collaboratore era già stato ritenuto falso con sentenza della Corte di Assise di Caltanissetta nel processo per l’omicidio del giudice Ciaccio Montalto. Adesso tutto torna in discussione, la Corte di Appello ha disposto l’inizio del processo di revisione.

Questo accade mentre Vaccarino è attualmente in custodia cautelare presso il carcere di Catanzaro a seguito di una condanna in primo grado del 2 luglio scorso a sei anni di carcere. Secondo l’accusa avrebbe favorito la latitanza di Matteo Messina Denaro. Le prove? Aver fatto conoscere il contenuto di alcune intercettazioni tra due personaggi che non solo non facevano alcun riferimento al super latitante, ma che – secondo gli avvocati difensori – non avrebbero alcun contenuto rilevante. Infatti i due intercettati non risultano esser stati raggiunti da nessun avviso di garanzia. Il fatto è che Vaccarino collaborava con la procura di Caltanissetta proprio per avere informazioni riguardanti Matteo Messina Denaro. Informazioni che hanno avuto un contribuito importante per imbastire il processo a carico del superlatitante, poi concluso con una condanna all’ergastolo per essere stato uno dei mandanti delle stragi di Capaci e di Via D’Amelio. Durante il processo contro il latitante, lo stesso pm Gabriele Paci ha indicato l’ex collaboratore Calcara come un «inquinatore di pozzi».

Vaccarino, ricordiamo che ha 75 anni ed è malato. Nonostante ciò è in custodia cautelare, le istanze per differimento pena sono state respinte. Ma ritornando al processo di revisione per l’unica condanna definitiva avuta, i legali Lauria e Angelo dichiarano: «Siamo molto soddisfatti della pronuncia della Corte di Appello di Caltanissetta, e siamo convinti che questa condanna sarà annullata, il prof Vaccarino si è sempre proclamato innocente e le evidenze che abbiamo raccolto dimostrano come lo stesso sia stato vittima di un clamoroso errore giudiziario». Nel frattempo, le motivazioni della sentenza di primo grado tardano ad arrivare. La sua unica condanna definitiva, ora messa in discussione, ha avuto un peso per l’ennesima inchiesta giudiziaria nei suoi confronti.