Per il tribunale del Riesame di Milano, le impugnazioni presentate tramite pec saranno considerate inammissibili. Una notizia appresa dalla Camera penale di Milano nel corso di una riunione con il presidente delegato del Tribunale, Fabio Roia, e che entra in contrasto con quanto stabilito dal dl Ristori, secondo il quale per tutti gli atti, documenti e istanze diversi da quelli indicati nell’avviso di conclusione delle indagini è prevista la possibilità di deposito con valore legale mediante posta elettronica certificata. A creare il cortocircuito, secondo i penalisti, una errata interpretazione di una decisione della Cassazione del 3 novembre scorso che sancisce, appunto, l’inammissibilità delle impugnazioni. Una sentenza superata, però, dal decreto Ristori, nonché dal decreto ministeriale del 9 novembre scorso, nel quale vengono indicate le Pec e le modalità di formazione degli atti digitali.

«L’interpretazione assunta dal Tribunale del Riesame ci preoccupa moltissimo - si legge in una nota del Consiglio direttivo della Camera penale -, sembra trasmettere la volontà ( isolata, ci auguriamo) di non procedere verso l'informatizzazione del deposito degli atti da parte dei difensori.

Nemmeno in un momento di grossa tensione sanitaria. Gli avvocati a Milano dovranno presentarsi, per ora, al Tribunale del Riesame per non veder dichiarata inammissibile la loro impugnazione. Naturalmente non è pensabile, infatti, confidare nell’intervento ortopedico – probabile, ma certamente tardivo – della Corte di Cassazione che dichiari errata la declaratoria di inammissibilità». Per Vinicio Nardo, presidente dell’ordine degli avvocati di Milano, «il decreto prevede la possibilità di deposito via pec per tutti gli atti spiega al Dubbio -, quindi se fosse inammissibile per il Riesame lo sarebbe qualsiasi altra impugnazione, anche i depositi delle liste testi, che adesso si fanno ai sensi dell’articolo 24 del dl Ristori via pec. Da una ricognizione fatta sul territorio si è capito che questa presa di posizione è un unicuum e quindi si confida che tutto rientri». La preoccupazione, però, per ora è reale, anche perché al Riesame, ricorda Nardo, è in gioco la libertà delle persone. «Se un giudice ti preannuncia che l’impugnazione via pec verrà dichiarata inammissibile, è chiaro che un avvocato, per cautela, si recherà in tribunale a depositare personalmente, vanificando la ratio della norma e tutto le battaglie per la sicurezza fatte in questi mesi».

Per Nardo, il sistema del deposito via Pec è da considerare, comunque, «superato» e deve essere accantonato a favore della piattaforma digitale, con il deposito diretto di documenti digitali. «Quello che l’ordine di Milano chiede da mesi è che queste piattaforme vengano varate subito e tutte - aggiunge -.

Attualmente la possibilità è concreta solo per un pezzo del penale, ovvero dalla conclusione delle indagini fino all’inizio del dibattimento». Il dipartimento dell’organizzazione giudiziaria ha però annunciato, nel corso di un incontro con gli ordini distrettuali, che il progetto del ministero prevede di allargare la piattaforma digitale anche al deposito delle querele e degli atti dibattimentali entro fine mese, nonché anche all’attività dei giudici di pace, «cosa fondamentale, perché sono in ginocchio - conclude -, in quanto arroccati in sedi giudiziarie anguste con seri problemi di spazi e distanziamento. Il problema è che le piattaforme sono poche e malfunzionanti. Ed è lì che bisogna intervenire con urgenza».