«La curva pandemica non accenna a diminuire e necessitiamo, ora più che mai, di garanzie, in quanto soggetti esposti e vulnerabili». È l’appello lanciato dalla Consulta della magistratura onoraria al Guardasigilli Alfonso Bonafede affinché sia audita una delegazione sulla situazione della giustizia.

«Siamo 5mila, siamo un esercito di professionisti in trincea, in una fase storica senza precedenti dal dopoguerra», scrivono i magistrati, sottolineando che «non servono profluvi di parole per descrivere la nota condizione di chi amministra la giustizia accanto agli omologhi ordinari, al personale amministrativo e all’avvocatura, quotidianamente, ma senza alcuna tutela». «I magistrati onorari - si legge nella nota non hanno assistenza giuslavoristica per la malattia a cui sono esposti massivamente, presenziando in udienza per interminabili giornate, con un carico in permanente crescita anche per via dei ritardi dovuti alla prima fase pandemica».

Infatti, scrivono le toghe, «si presenzia in via esclusiva alle udienze di convalida degli arresti e di espulsione in materia di immigrazione, le più insidiose. Si esercita in via pressocché esclusiva nei giudizi monocratici di primo grado, ove l’attività in presenza è la regola. Non si hanno spazi sufficienti negli uffici per garantire efficacemente il distanziamento sociale». In tale quadro, «le denunce susseguitesi negli anni, in Italia come in Europa, per questo status indegno, sempre inascoltate dagli esponenti ministeriali prosegue l’appello a Bonafede - ci impongono ora di chiedere un suo convinto intervento a favore di chi è quotidianamente esposto a scelte disumane». «Signor ministro - concludono le toghe - in assenza di tutele e costretti a presenziare in condizioni da legislazione lavoristica di fine ’ 800, poiché pagati a cottimo, ci viene chiesto, di fatto, di scegliere se morire di Covid- 19 o morire di fame».