Nessun lockdown nazionale né regionale ma chiusure provinciali laddove è necessario. Sarebbe questa una delle indicazioni emersa nella riunione di ieri del Comitato tecnico scientifico, che sta studiando nuove misure per ridurre la crescita della curva epidemiologica. Gli esperti avrebbero comunque sottolineato la necessità di attendere ancora qualche giorno per vedere gli effetti del dpcm del 24 ottobre e anche ribadito la necessità di rivedere le modalità del trasporto pubblico. Il nuovo dpcm dovrebbe arrivare già domani sera, dopo un passaggio del premier Conte in Parlamento. In arrivo chiusure nelle città dove l'indice Rt è più alto, didattica a distanza dalla terza media, stretta degli spostamenti tra Regioni, hotel covid per chi non ha spazio per isolarsi e rischia di contagiare i familiari. Oggi giornata densa di incontri, prima dei ministri Boccia e Speranza con le Regioni per fare il punto sui contagi, poi con i capidelegazione e infine con i capigruppo di maggioranza. Si riuniranno di nuovo anche i tecnici. Intanto il centrodestra chiude a un tavolo bipartisan: è tardi. Il confronto del governo con le Regioni, in collegamento con i presidenti delle regioni il ministro della Salute Roberto Speranza e il ministro per gli affari regionali Francesco Boccia, è ora in corso. Al tavolo anche Anci e Upi. Tra i governatori sono collegati, tra gli altri, Bonaccini (Emilia Romagna, presidente della Conferenza delle Regioni), Fontana (Lombardia) Fedriga (Friuli Venezia Giulia) Toti (Liguria), Toma (Molise) Emiliano (Puglia) De Luca (Campania) Tesei (Umbria), Marsilio (Abruzzo) Cirio (Piemonte), Giani (Toscana), secondo quanto riferito. Inoltre Antonio Decaro, presidente Anci, e Michele De Pascale (Upi).  Nel pomeriggio, alle 15.30, è convocata una nuova riunione di Conte con i capidelegazione, allargata ai ministri più direttamente interessati dalle questioni legate alla gestione della pandemia. Alle ore 17, all’incontro, si uniranno anche i capigruppo di maggioranza

Berlusconi: ingiusto che a pagare questa crisi siano alcune categorie

  Da Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia arriva una no compatto a qualsiasi tipo di operazione «di palazzo». «Se il governo ci avesse ascoltati non saremmo in questa situazione - ha commentato in un'intervista a Libero il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi -. Vorrei però fare una distinzione che considero fondamentale: può essere inevitabile chiudere ma non è giusto, anzi è davvero ingiusto, che a pagare il prezzo di questa crisi siano alcune categorie, siano i titolari di attività che avevano fatto di tutto per rispettare le regole. Chiudere un locale significa quasi sempre gettare al vento una vita di investimenti, di sacrifici, di passione, oltre che mettere sul lastrico proprietari e dipendenti. Comunque una regola dovrebbe essere chiara: non si chiude nessuna attività, se non si risarcisce in tempi certi chi la svolge. I tempi per gli indennizzi debbono essere immediati e gli indennizzi debbono essere versati direttamente sui conti di chi si trova in una così conclamata difficoltà».

Catalfo: aiuti fino a giugno se pandemia continuerà

  Il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo ha intanto annunciato la proroga della Cassa Covid alle imprese che finiranno tutte le ulteriori 12 settimane anche oltre il mese di marzo, se ancora in difficoltà. «Vedremo se con o senza blocco ulteriore dei licenziamenti. Dipende da come evolverà la pandemia», ha dichiarato in un’intervista a "Repubblica", in cui spiega che «turismo, spettacoli, fiere, eventi, commercio, tanto per cominciare» sono i settori che «fanno fatica e si riprenderanno più a lungo termine. Per questi e altri siamo pronti a prorogare la Cig Covid anche a tutto giugno». Quanto al rafforzamento della Naspi, il sussidio di disoccupazione, in vista dei possibili licenziamenti in primavera, Catalfo spiega: «Convocherò le parti sociali da domani e ci vedremo la settimana successiva. Vorrei eliminare del tutto il décalage della Naspi in questa legge di bilancio. L’assegno non si ridurrà nel tempo solo se accompagnato da politiche attive, se cioè il lavoratore si forma e accresce le sue competenze. In questo modo si accorcia il periodo di disoccupazione. Potremmo anche immaginare sgravi contributivi per chi assume questi lavoratori in Naspi che si formano».