"Un giudice deve applicare la legge come è scritta, non come vorrebbe che fosse, anche se questo significa raggiungere risultati non graditi". E' questo l'impegno all'imparzialità che Amy Comey Barrett farà durante il suo intervento iniziale oggi di fronte alla commissione Giustizia Senato che dovrà ratificare la sua nomina a giudice della Corte Suprema. Un intervento in cui la giudice, cattolica ed antiabortista scelta da Donald Trump per diventare il sesto giudice di orientamento conservatore del massimo organismo giuridico Usa, e che i repubblicani del Senato intendono confermare in tempi record nonostante si sia a tre settimane dalle elezioni presidenziali, cercherà di allontanare il più impossibile l'immagine di una nomina politica, sui cui continueranno invece ad insistere a gran voce i democratici durante le audizioni. "I tribunali non sono creati per risolvere ogni problema e raddrizzare ogni errore della vita pubblica", si legge ancora in altre anticipazioni del discorso iniziale di Barrett. "Le decisione politiche ed i giudizi di valore sul governo vanno fatte dal ramo politico che è eletto e deve rispondere al popolo. Il pubblico non si deve aspettare che lo facciano le corti e le corti non lo devono cercare di farlo", conclude il ragionamento di Barrett che sottolinea di ispirarsi agli insegnamenti di Antonin Scalia, il giudice conservatore, primo italoamericano nominato alla Corte Suprema. Nel suo discorso, Barrett renderà anche omaggio a Ruth Bader Ginsburg, la giudice idolo della sinistra liberal scomparsa il mese scorso e che la conservatrice dovrà, se confermata, sostituire. "Sono stata nominata per prendere il posto della giudice Ginsburg, ma nessuno potrà mai prendere il suo posto. Io sarò per sempre grata per il cammino che ha segnato e la vita che ha condotto", ha detto parlando della giudice, la cui azione fuori e dentro la Corte è stata fondamentale per i diritti delle donne e la difesa dell'aborto. E che nelle sulle ultime volontà aveva espresso il desiderio che si aspettassero le elezioni per nominare il suo successore. Cosa che Trump non ha fatto, arrivando persino a suggerendo anche queste non fossero le ultime volontà della giudice ma un trucco dei democratici che hanno inutilmente rinfacciato ai repubblicani che nel 2016 loro bloccarono otto mesi prima delle elezioni, non settimane, la ratifica del giudice nominato da Barack Obama al posto dello scomparso Scalia. I repubblicani sono stati sordi ad ogni accusa di ipocrisia, ed ora faranno di tutto per arrivare a tempi record al voto di ratifica prima in commissione e poi in aula di Barrett.I repubblicani infatti vogliono a tutti i costi evitare che i democratici riescano a trascinare il processo del di conferma a dopo il 3 novembre, trovandosi poi, in caso di sconfitta elettorale, nella posizione politicamente insostenibile di avere un Senato uscente, che non esprime più la maggioranza del Paese, che conferma un giudice nominato a vita. Senza contare che, con Trump che continua da mesi a martellare con accuse di brogli, è consistente il rischio che si vada ad elezioni contestate, che potrebbero alla fine essere decise dalla Corte Suprema, come successe nel 2000 in favore di George W.Bush. Ma c'e' un altro argomento dietro la 'fretta' dei repubblicani. A novembre, subito dopo le elezioni, alla Corte Suprema si dovrà discutere un caso che potrà dare la possibilità, con una maggioranza conservatrice netta in senso ai nove massimi giudici, di dare il colpo mortale all'Obamacare, qualsiasi sia il risultato elettorale di novembre.Il leader della minoranza dem al Senato, Charles Schumer, ha detto che nulla delle anticipazioni del discorso di Barrett fuga i timori sul ruolo che potrà avere nel "rovesciare l'Obamacare, danneggiare il sistema sanitario ed agire contro il diritto di aborto". Schumer, definendo Barrett "una giudice militante la cui missione è di applicare un'agenda impopolare e di estrema destra repubblicana", ha detto che se confermata dovrebbe astenersi dal votare per il caso di novembre che potrà decidere le sorti dell'Obamacare. Come dovrebbe astenersi, ha chiesto ancora il leader democratico, da "ogni decisione collegata alle elezioni che avremo il 3 novembre".