«Guardi, Magistratura indipendente era in crescita esponenziale di consensi ed è stata messa all'angolo con un ' ribaltone' le cui reali dinamiche stanno ora lentamente venendo alla luce: un manuale Cencelli diffuso ad ogni latitudine correntizia, così come il collateralismo con la politica», afferma Paola D’Ovidio, segretaria generale di Magistratura indipendente, la corrente moderata delle toghe, travolta nel 2019 dall’affaire Palamara.

Dottoressa D’Ovidio, Mi è finita lo scorso anno nel tritacarne mediatico- giudiziario. Una sorte che in Italia, purtroppo, capita di frequente.

Si. Inizialmente c’è stata una discovery incompleta ovvero una rappresentazione parziale condotta da alcuni grandi organi di informazione.

Magistratura indipendente, comunque, è uscita rafforzata dalle elezioni per i rinnovi della componente togata dei Consigli giudiziari ( diramazione del Csm nei distretti, ndr). Pensava ad un risultato simile dopo i noti fatti dell’Hotel Champagne?

I colleghi hanno dimostrato di saper leggere quegli accadimenti con intelligenza. E’ un giusto riconoscimento per il percorso di rinnovamento che abbiamo intrapreso, sempre e comunque nel solco dei valori in cui crediamo.

All’ultima assemblea generale dell’Anm, quella per intenderci che ha votato per l’espulsione di Luca Palamara, hanno partecipato poco più di 100 magistrati sui circa 9000 iscritti. Qual è il suo giudizio al riguardo? Esiste un problema di rappresentanza fra l’attuale dirigenza dell’Anm e la base dei magistrati?

I numeri non sono un'opinione. I colleghi non hanno creduto nella idoneità dell’attuale dirigenza della Anm, ormai in prorogatio da oltre sei mesi, ad iniziare un cammino di reale rinnovamento dell’associazione, che non si limiti a censure le condotte del dottor Palamara, ma prenda atto che quelle condotte non potevano essere totalmente sconosciute a chi con lui si è confrontato per anni.

L’attuale dirigenza della Anm non le sembra essere in grado di intervenire per recidere tali condotte?

Ricordo che Magistratura indipendente già nell’assemblea del settembre 2019 aveva proposto di inserire nello statuto dell'Associazione una seria incompatibilità di ruoli, ma la nostra idea non ha ottenuto la maggioranza dei voti necessaria.

Si sente spesso ripetere che fra i magistrati convivono diverse sensibilità. Non ritiene, però, che su un certo modo di esercitare la giurisdizione queste sensibilità siano inconciliabili? Per alcuni, ad esempio, il giudice non deve limitarsi ad applicare al diritto ma andare oltre fino alla cd giurisprudenza creativa. Può dirci il suo punto di vista?

La attività interpretativa è spesso densa di principi valoriali irrinunciabili e quindi in sé non è affatto sbagliata. Ciò che è totalmente sbagliato ed enormemente pericoloso è il cortocircuito magistratura- politica e l'uso politico della giustizia che ne deriva. La separazione deve essere netta.

C’è spazio per una nuova formula associativa in magistratura?

Magistratura indipendente vuole vincere le elezioni dell’Anm ( in programma il prossimo 20 ottobre, ndr) proprio per proporre un nuovo modo di fare associazione rilanciando il ruolo dell’Associazione come luogo di confronto alto sui valori; occorre poi riportare l’Anm a promuovere le attività istituzionali previste dallo Statuto a garanzia della autonomia ed indipendenza della magistratura, a fare sindacato nell’interesse dei colleghi piuttosto che ad atteggiarsi a partito politico.

Mi consenta un'ultima domanda. Palamara sembra destinato a diventare il classico capro espiatorio, responsabile solitario della deriva ' spartitoria' degli incarichi fra le correnti. E per questo è destinato a pagare per tutti. Vedendo i recenti lavori del Csm, però, non sembra comunque che sia cambiato molto. Ogni nomina “importante” è oggetto di polemiche e contenziosi amministrativi. Non c’è stata unanimità neppure sulla nomina del Procuratore generale della Cassazione. Concorda?

Già all'indomani dei fatti di maggio del 2019 ebbi a denunciare che il “ribaltone” al Csm stava generando un colossale trasformismo gattopardesco: non ho cambiato idea.