«Grazie alla prevenzione, sono riusciti ad evitare che la situazione del carcere di Rimini degenerasse come gli altri penitenziari». A dirlo, durante un intervento pubblico, è l'assessora Gloria Lisi, vicesindaca con delega alla protezione sociale del comune di Rimini. Si riferisce al periodo delle famose rivolte dei primi di marzo, ripercorrendo quei giorni e le strategie messe in campo dal Comune.

Ciò può essere utile per capire come sarebbe stato facile evitare le rivolte, causate soprattutto dall’unione della paura del covid 19 con i problemi critici preesistenti e non di certo – anche se aiuta a deresponsabilizzarsi – da una rivolta pianificata a tavolino. Grazie agli interventi di prevenzione messi in atto dalla dirigenza e dal personale penitenziario si è riusciti in quei giorni bollenti a mantenere la situazione sotto controllo, prima che i malumori degenerassero. Erano i tempi in cui, per prevenire la pandemia, erano state sospese le visite e i contatti con i famigliari, un detonatore che ha portato con sé altre problematiche preesistenti, esplodendo tutto in una volta.

Continua l’assessora Lisi: «Anche a Rimini dunque abbiamo vissuto, fuori dai riflettori, momenti critici. Tra questi ricordo, in particolare, una telefonata di aggiornamento sulla situazione dei ' Casetti' con Aurelia Panzeca, comandante della Polizia penitenziaria di Rimini. Intorno a noi, anche in carceri della nostra Regione, la situazione stava degenerando, era un grido di allarme, di collaborazione umana oltre che istituzionale a cui non era possibile rispondere con la sola via burocratica. Tra le altre cose, serviva nel minor tempo possibile materiale di protezione ( i cosiddetti Dpi, dispositivi di protezione individuale) per permettere agli agenti e al personale di poter intervenire in sicurezza e secondo i parametri di tutela sanitaria». Non c'era tempo, non si poteva aspettare passaggi burocratici e serviva quindi intervenire subito, cosa che hanno fatto. «Anche grazie all'arrivo di questi dispositivi di sicurezza – prosegue l’assessora -, gli agenti della polizia penitenziaria sono riusciti ad intervenire in attività di prevenzione che hanno scongiurato il peggio, permettendo al carcere di Rimini di uscire da quei momenti tragici ( saranno più di dieci, si ricorderà, le vittime delle rivolte in tutta Italia, la maggior parte per overdose da psicofarmaci, rubati durante i saccheggi delle infermerie dei carceri) senza particolari incidenti e, soprattutto, senza vittime o devastazioni».

L’assessora Lisi ci tiene a sottolineare che si era agito bene e in tempo. «Uno dei momenti più critici e difficili del mio mandato istituzionale – conclude Lisi -, che ho avuto la fortuna di poter condividere con funzionari ministeriali che, prima che ottimi professionisti, si sono rivelati persone di rara umanità».