In genere le polemiche e le prese di posizione politiche che ci allietano nel mese di agosto rivelano lo stato d’animo del Paese perché i nostri governanti e i presunti politici immaginando che i cittadini, liberi dal lavoro, probabilmente in ferie, siano distratti dalle angosce della vita, si esercitano a fare dichiarazioni che probabilmente non farebbero in altri periodi. Esaminiamo alcuni di questi proclami estivi. Quest’anno le preoccupazioni crescenti soprattutto in questi ultimi giorni per l’accentuarsi del contagio coronavirus hanno costretto esperti, virologi, a essere reticenti, per non allarmare i cittadini più di tanto, ma al tempo stesso per far capire che nonostante il caldo il virus circola, con minore velocità ma circola.

In questo contesto il nostro presidente del Consiglio, essendo abituato ormai da due anni a governare con semplici e apodittiche dichiarazioni, ha detto che il vaccino anticoronavirus non deve essere obbligatorio.

Questa dichiarazione subito dopo quella ugualmente sciagurata di Putin, che sarebbe stato scoperto in Russia il vaccino, al di là delle valutazioni e delle conferme sanitarie e scientifiche, mostra a un Paese che si presume distratto perché in ferie, il carattere del governo che con raffinatezza demagogica cerca di tenere buoni i cittadini dai quali ha ottenuto solidarietà umana e politica, ma non è in grado di indicare un progetto compiuto per l’Italia per utilizzare le ingenti somme di denaro messe a disposizione dall’Europa.

La indicazione di programmi e di progetti farebbe stare tranquilli tutti noi.

I vaccini che purtroppo non ci sono ancora vengono propagandati come facoltativi per far piacere a uno stolto pregiudizio del Movimento Cinque Stelle, pur sapendo che quando ci sarà effettivamente il vaccino staremo tutti in fila per il terrore del contagio che ci ha rattristato in questi lunghi mesi e che ci rattrista.

L’arte del governare è la più difficile ma è ugualmente difficile immaginare simili dichiarazioni insieme a quelle gratuite e avveniristiche fatte dallo stesso presidente del Consiglio che si può raggiungere la Sicilia con un tunnel sottomarino. Come mai il governo non è a conoscenza dei progetti presentati e approvati da vari anni e non realizzanti che lo impegneranno a pagare forti penali per la mancata costruzioni?!

Le dichiarazioni più umoristiche sono poi quelle che riguardano i parlamentari e i consiglieri regionali che hanno riscosso 600 euro come contributo riservato a chi ha subito una riduzione del suo reddito per l’emergenza sanitaria ed economica.

Lo sdegno è stato unanime, come sempre dettato da quel moralismo becero e da quel giustizialismo sommario che caratterizza il nostro Paese.

Non essendo nella legge una previsione specifica sui destinatari di quei contributi ognuno si è sentito in diritto di attingere a quei fondi.

Lo scandalo, se ben riflettiamo, non è che sia stata fatta la richiesta all’Inps da parte di chi non ha avuto sofferenze finanziarie come i parlamentari in carica, ma lo scandalo è che chi ha fatto la richiesta sia in Parlamento sia membro del Parlamento, senza cultura istituzionale, senza buon senso giuridico, senza equilibrio psichico: caratteristiche principali per chi intende rappresentare il “popolo”. Nessuno nota questa iattura istituzionale di avere un Parlamento improvvisato con parlamentari senza adeguata preparazione; eppure questi parlamentari che guadagnano 20.000 € netti al mese hanno avuto il coraggio di tagliare i vitalizi di 2000 € mensili a chi ha onorato per il passato il Parlamento e la rappresentanza dei cittadini.

Altre dichiarazioni che ci accompagneranno fino al 20 settembre p. v. si riferiscono al referendum sul taglio dei parlamentari del quale discuteremo a lungo in campagna elettorale.

Come è noto il Parlamento con la presenza di improvvisati parlamentari come sopra ricordato, ha votato una legge costituzionale che riduce a 400 i deputati e a 200 i senatori.

Una legge che non è spiegata e giustificata in nessuno scritto, e che risponde solo alla logica dei Cinque Stelle di punire la casta e di ridurre le spese per la politica, per depotenziare il Parlamento in vista di una non meglio precisata Repubblica popolare.

Sì porta a pretesto un filosofo come Rousseau che non avrebbe mai immaginato di essere riferimento per una ' piattaforma' che fa fare il bello e il cattivo tempo al comico Grillo.

I comitati per il no referendum, la Regione Basilicata, e alcuni senatori dissenzienti hanno presentato ricorsi alla Corte costituzionale evidenziando un conflitto di attribuzione per invalidare una sciagurata legge costituzionale votata in maniera vile da tutto il Parlamento e senza motivazioni adeguate. I ricorsi sono stati tutti dichiarati inammissibili per cui il disegno armonico della Costituzione che vede nella Corte costituzionale supremo organo di controllo rispetto alle devianze che ci possono essere anche da parte del legislatore viene meno perché il Parlamento, almeno nella diversa assegnazione dei seggi alle varie Regioni ha intaccato il principio della rappresentanza. Ne discuteremo a lungo.

Non vi è allo stato una sola dichiarazione che spieghi le ragioni per cui si è operato quel taglio.

Ma una volta dato per scontato che il taglio bisognava farlo ed è stato fatto da una stragrande maggioranza non consapevole certamente non convinta, nessuno dà spiegazioni ma si meraviglia delle domande che vengono fatte per cercare motivazioni adeguate da chi ritiene che così come approvata la modifica costituzionale possa determinare una crisi di regime, un Parlamento incerto, un deficit di democrazia e di rappresentanza.

Questo accomuna costituzionalisti, politici, commentatori, politologi e gli aderenti al Pd il quale ha subito il ricatto dei Grillini altrimenti governo non si sarebbe costituito.

Un oltraggio al Parlamento che non si immaginava potesse essere perpetrato da un partito che ritiene di avere sinterizzato la cultura cattolica e socialista con una tradizione parlamentare forte e consistente.

Il taglio ai parlamentari è comunque un taglio alla democrazia che intacca la rappresentanza: basta notare che l’Italia nella graduatoria europea è al 23 º posto per numero di parlamentari rispetto agli elettori per cui non ha un numero eccessivo di parlamentari.

La riforma costituzionale non avrebbe compromesso il funzionamento delle istituzioni se fosse stato accompagnata da altre riforme legislative, costituzionali e anche regolamentari. Il che non è avvenuto nonostante gli accordi.

Come poter votare al buio una riforma che rende incerto il nostro Parlamento che alla fine deve rappresentare tutti cittadini anche gli scettici e quelli che non credono alla Repubblica rappresentativa.

La riforma costituzionale sottoposta a referendum nel 2016 rendeva incerta la Repubblica e per questo gli elettori l’hanno sonoramente bocciata, questa riforma rende incerto e non funzionante il Parlamento e per questo va bocciata con un sonoro “no”.