Il giorno tanto atteso è arrivato. Da martedì prossimo, scaduta l’ultima proroga, entra dunque in vigore la nuova disciplina delle intercettazioni.

La riforma degli ascolti ha avuto un iter alquanto complesso. Il provvedimento originario, voluto dall’allora ministro della Giustizia Andrea Orlando (Pd), risale a maggio del 2017. Più volte modificato, il testo introduce significative innovazioni. La principale riguarda, certamente, la creazione dell’archivio digitale delle intercettazioni presso ogni Procura. In questi grandi hard disk dovranno essere custodite tutte le comunicazioni telefoniche, le captazioni effettuate con il trojan, i video e ogni altro atto al riguardo. Il fine della “raccolta” di tutto il materiale in un unico archivio è quello di evitare la circolazione e la divulgazione di dati che non rivestono alcuna rilevanza per le indagini o che attengono alla sfera della riservatezza dei soggetti intercettati. Sul punto il dovere di vigilanza del pm sarà fondamentale.

Al pm spetterà, infatti, il compito di accertarsi che nei verbali non vengano riportate espressioni lesive della reputazione delle persone o quelle che riguardano dati personali sensibili o quelle fra il difensore ed il suo assistito. Al momento che le intercettazioni vengono conferite nell’archivio digitale la pg ne perde la disponibilità e potrà riascoltarle solo presso le sale dedicate. Tale modalità di ascolto, con collegamento da remoto all’archivio digitale, varrà per tutti i soggetti interessati: il giudice che procede con i suoi ausiliari, il pubblico ministero, i difensore delle parti, gli assistiti, gli interpreti. Ogni Procura dovrà prevedere un congruo numero di postazione per poter procedere agli ascolti. L’accesso alle sale sarà controllato, con distribuzione di password temporanee.

Ultimate le operazioni di ascolto la polizia giudiziaria avrà cinque giorni di tempo per depositare il tutto. La pg dovrà dare atto “di non aver trattenuto nulla nei propri uffici”. Si dovrà quindi provvedere anche alla cancellazione di quanto contenuto sui server delle aziende che hanno fornito gli impianti per l’ascolto alle forze di polizia.

Appare di tutta evidenza che le dotazioni tecnologiche avranno un ruolo importante. Le intercettazioni costituiranno un pezzo del futuro processo penale telematico. Con un decreto del ministro della Giustizia si dovranno stabilire al riguardo le modalità telematiche del deposito degli atti e dei provvedimenti. Fino a quel momento, i brogliacci resteranno in forma cartacea per la successiva digitalizzazione. La riforma degli ascolti, va ricordato, è a “costo zero”. Non sono stati previsti stanziamenti ulteriori. E proprio su tale aspetto, in sede di votazione del parere del Csm sulla riforma, il togato di Magistratura indipendente Antonio D’Amato aveva espresso “forti perplessità”. Non tutte le Procure sono al momento pronte. La nuova norma varrà per tutti i procedimenti iscritti dal primo settembre.