«Una difesa più efficace della salute dei lavoratori messa a rischio dalla pandemia». Si racchiude in queste parole il senso del protocollo quadro per la prevenzione e la sicurezza dei dipendenti pubblici sui luoghi di lavoro siglato da Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa con il ministero della Giustizia, che consente dunque via Arenula di uniformarsi alle altre pubbliche amministrazioni, che già nelle scorse settimane hanno recepito le determinazioni assunte dal ministro della Funzione Pubblica in materia di misure di protezione.

Un documento che il ministero della Giustizia scelse, allora, di non sottoscrivere su richiesta delle sigle sindacali non firmatarie dell’atto negoziale, «pur avendo le stesse una irrilevante rappresentatività nel comparto funzioni centrali ed ancor di più nell’intero pubblico impiego». Una decisione, affermano oggi le sigle sindacali, che ha creato «gravissimi problemi negli uffici in quanto ha consegnato la gestione della fase due dell’emergenza nelle mani dell’amministrazione, la quale ha deliberato unilateralmente mediante l’emissione di circolari che hanno consentito agli uffici di disapplicare progressivamente la normativa emergenziale, con particolare riferimento all’utilizzo dello smart working ed alla fornitura dei dispositivi di protezione individuali».

La ricezione del protocollo estende dunque al mondo della Giustizia la necessità del coinvolgimento del responsabile del servizio Prevenzione e protezione e del medico competente per identificare le misure organizzative, di prevenzione e protezione adeguate al rischio da esposizione a Covid, garantendo misure di distanziamento interpersonale di almeno un metro, adeguata formazione ed informazione sulla materia della protezione dal contagio, la dotazione di appropriati dispositivi di protezione individuale, l’utilizzo di barriere separatorie per i lavoratori che svolgono attività a contatto con il pubblico e la rilevazione della temperatura corporea all’ingresso dei luoghi di lavoro, flessibilità di orario per ridurre il rischio di affollamenti nei mezzi pubblici nel tragitto casa lavoro dei lavoratori.

Previste, inoltre, la pulizia e la sanificazione quotidiana degli ambienti e della strumentazione di lavoro, la necessità di evitare assembramenti negli uffici attraverso gli istituti contrattuali di riferimento, con modalità di interlocuzione programmata, anche attraverso il lavoro agile. Il tutto, comunque, partendo dal presupposto che lo smart working non è più considerato modalità ordinaria di lavoro nelle pubbliche amministrazioni.

E in merito ad una definizione contrattuale specifica del rapporto di lavoro agile, i sindacati hanno chiesto alle amministrazioni di attivare il confronto con i soggetti sindacali «al fine di contemperare l’esigenza di pieno riavvio delle attività amministrative, produttive e commerciali e dell’erogazione dei servizi all’utenza, con la necessità di fronteggiare le esigenze connesse all’emergenza epidemiologica e all’evolversi del suo contesto».